(Teleborsa) – Come se Wall Street non avesse già abbastanza preoccupazioni a causa di una ripresa economica che si sta facendo desiderare, ad offuscare l’umore degli investitori USA ci pensa oggi la Cina. Si fanno infatti sempre più insistenti i rumors di stampa secondo cui la banca centrale cinese avrebbe azato temporaneamente i requisiti di riserva di sei grandi banche per gestire la liquidità e far fronte alle pressioni inflazionistiche. Una voce che circolava già da ieri e che sta gettendo nello scompiglio tutte quelle compagnie che ricevono buona parte della domanda dei propri prodotti dalla Cina, in primis le materie prime. Tra gli istituti interessati quattro sarebbero nazionali (Industrial and Commercial Bank of China, China Construction Bank, Bank of China e Agricultural Bank of China) e due privati (China Merchants Bank Co. e Minsheng Banking Corp). Del resto l’economia del Dragone è in fiamme e la Cina deve necessariamente attuare misure di raffreddamento, con buona pace per chi in Cina fa affari d’oro. La notizia circolava già ieri nelle sale operative precisando che l’aumento di mezzo punto delle riserve obbligatorie (a 17,5) durerà due mesi. Se la notizia fosse vera, sarebbe la quarta volta in un anno che l’istituto centrale alza la reserve ratio di sei banche per combattere l’inflazione. Secondo Bloomberg, inoltre, la mossa avrebbe anche lo scopo di prevenire lo scoppio della bolla immobiliare. Nè la People’s Bank of China, nè i sei istuti coinvolti avrebbero commentato le voci.
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