Economia

La Germania vuole vedere l’Italia governata da un Commissario

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Roma – Oramai i due si conoscono bene, Angela Merkel e Mario Monti hanno imparato l’uno dell’altro le disponibilità e gli espedienti, se non altro perché, quello che si svolgerà questo pomeriggio alla Cancelleria tedesca, sarà il quinto vis-à-vis tra i due capi di governo.

Pranzo di lavoro davvero importante, perché per i due capi di governo e i loro Paesi sta per aprirsi un settembre decisivo: entro la fine del mese Monti potrà finalmente capire se l’Unione europea sarà riuscita a dispiegare i famosi “firewalls” contro la speculazione sul debito italiano. Quanto alla Merkel, una volta che Bce e Corte Costituzionale tedesca avranno assunto le loro dirimenti decisioni, la Cancelliera potrà dispiegare i temi della sua campagna elettorale in vista del rinnovo del Parlamento, fissato esattamente fra un anno.

Hollande confida a Monti che la Germania vuole che l’Italia chieda fondi salva Stato

A dispetto dei grandi sorrisi che i due si dispensano e della reciproca stima, non sempre Merkel e Monti coltivano interessi convergenti. Il presidente del Consiglio, tra l’altro, ha interiorizzato quel che gli aveva confidato il presidente francese François Hollande, nel corso dell’incontro all’Eliseo l’ultimo giorno di luglio. Anche se nulla se ne seppe nelle ore e nei giorni seguenti, in quel vertice il presidente Hollande raccontò a Monti: «Noi siamo contrari ma è bene che tu sappia che i tedeschi mi dicono che vorrebbero che anche l’Italia, oltre alla Spagna, chieda formalmente aiuti».

Nei giorni successivi, anche se non è apparsa come una risposta ai tedeschi, il governo – attraverso il presidente Monti e il ministro dell’Economia Vittorio Grilli – ha ripetuto che l’Italia non intende chiedere aiuti, lasciando intuire che una cosa è la Spagna, altra cosa l’Italia. I tedeschi ovviamente non hanno mai spinto su questo acceleratore per evitare interferenze esplicite nella sovranità italiana.

Perché la Germania vuole commissionare l’Italia

Ma un’Italia sotto protezione non dispiacerebbe alla leadership politica tedesca per due motivi: nella Germania che conta nessuno si fida del dopo-Monti e in ogni caso, per la Merkel, un altro Paese mediterraneo sottoposto alla “griglia” comunitaria e alle condizioni tedesche, sarebbe un ottimo viatico per la sua campagna elettorale.

Ma se l’Italia per il momento non chiede interventi dei fondi salva-Stati, potrebbe invocarli in futuro, nel caso in cui lo spread tornasse ad impennarsi. E proprio sulle condizioni per accedervi, ancora circondate da un alone di indeterminatezza, si concentrerà una parte degli argomenti di Monti nel pranzo con la Merkel. Il bivio si può riassumere così: un Paese che abbia fatto i suoi “compiti a casa”, quando dovesse sottoscrivere il relativo Memorandum, dovrà assumere nuovi impegni (come vorrebbero alcuni Paesi del Nord Europa) o basterà (come sostiene l’Italia) la solenne promessa di mantenersi virtuosi?

Fonti governative italiane fanno sapere che lo scudo fiscale sarà soltanto uno degli argomenti e non quello prevalente e dunque nel corso del loro pranzo, Monti e Merkel non potranno non parlare della nuova frontiera aperta dai tedeschi, quella che potrebbe portare verso nuovi Trattati politicamente più vincolanti. E ovviamente si parlerà anche di unione bancaria.

L’incontro tra Monti e Barroso

Ieri sera, intanto, in vista dell’incontro di oggi a Berlino, Monti si è visto col presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Incontro fissato all’ultimo momento – la richiesta è partita da Roma attorno alle 10,15 di ieri mattina – e Barroso, preso in contropiede per via di una cena già fissata con alcuni capogruppo dell’Europarlamento, ha dato la sua disponibilità per un caffè nel dopo-cena. Da parte di Monti non soltanto un atto formale: il presidente del Consiglio, che ha lavorato a Bruxelles per quasi 10 anni, sa che nella “capitale europea” esiste un bon ton comunitario, ma sa pure che per far avanzare qualsiasi dossier, se è necessario non aver contro la Commissione, è ancora meglio averla a favore e in ogni caso, per l’Italia, i bilaterali affiancano e non sostituiscono il metodo comunitario.

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