Economia

L’EUROPA MORMORO’: NON PASSA IL PHON CINESE

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(9Colonne) – Roma, 19 apr – L’asciugacapelli? Non va. L’orsacchiotto di peluche? Neanche. E nemmeno i fasciatoi, i cosmetici, l’abbigliamento… Viene da chiedersi cosa si salvi del made in China dalle conclusioni del rapporto Rapex (il sistema di allerta rapido attivato dalla Ue) sui prodotti di consumo che possono causare rischi alla salute dei consumatori, diffuso oggi a Bruxelles. Perché è proprio dall’ex celeste impero che, dati alla mano, secondo gli esperti comunitari proverrebbero la maggior parte degli oggetti potenzialmente nocivi per l’uomo e per questo ritirati dal commercio: ben il 48% del totale e nella stragrande maggioranza dei casi appartenenti alla categoria dei giocattoli. Così viene da chiedersi, anche, cosa ci sia dietro al boom da record dell’economia cinese che nel primo trimestre ha fatto registrare un incremento dell’11 per cento rispetto all’anno precedente, lasciando ancora una volta a bocca aperta anche i più compassati analisti che nella migliore delle ipotesi si aspettavano un comunque stratosferico più 10,4. Fatto sta che anche oggi, in Italia, la guardia di finanza ha avuto il suo bel daffare a contrastare le minacce alla salute che potrebbero derivare da un’immissione sul mercato di prodotti privi di quelle garanzie che nel vecchio continente, se non altro, sembrerebbero ormai un dato acquisito (e, soprattutto, certificato). A cominciare dalle fiamme gialle di Viterbo, che hanno scoperto e sequestrato addirittura settecentomila tra giocattoli pericolosi, materiale elettronico contraffatto e prodotti cosmetici sprovvisti dell’indicazione della composizione chimica provenienti dalla Cina e il cui smercio avrebbe potuto fruttare anche più di due milioni di euro. Per continuare con i loro colleghi del Nucleo per la tutela dell’economia operante nelle Marche, dove è stata portata felicemente a segno l’operazione “Tubolock”. In questo caso i finanzieri hanno messo fine ad un commercio di accessori antifurto per le auto con marchio e provenienza contraffatti, fabbricati con materiale potenzialmente nocivo per la salute. Ben trentamila i pezzi arrivati dalla Cina e adesso sottoposti a sequestro. Sui prodotti in questione veniva fraudolentemente apposta la dicitura “made in Italy”. Diversi esami di laboratorio hanno poi rilevato sugli antifurti la presenza di dietilesilftalato (Dehp), una sostanza plastica potenzialmente nociva per la salute se presente in elevate dosi. “Dulcis in fundo”, sempre oggi è arrivato l’allarme della Società italiana di chirurgia (Sic) che in occasione della presentazione del VII Convegno di Primavera apertosi nella capitale ha sottolineato il rischio che nelle sale operatorie possano giungere strumenti chirurgici fabbricati in Cina o Corea, e quindi ad un costo particolarmente competitivi, ma che “potrebbero non possedere i requisiti qualitativi necessari e rappresentare quindi un fattore di rischio elevato per i pazienti”. Alla salute!