Società

L’aggravarsi della crisi ha dimezzato il valore di Mediaset

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Milano – L’aggravarsi della crisi del debito sovrano ha coinvolto da vicino anche le societa’ di proprieta’ del premier, Mediolanum e Mediaset, e con esse i risparmiatori che si sono fidati dell’abilita’ del presidente del Consiglio imprenditore.

Va ancora peggio ai grandi investitori, i quali, trattando volumi ingenti, dilatano le perdite. In entrambi i casi ormai e’ stata violata al ribasso la soglia dei 3 punti, il che fa temere per una irreversibilita’ dei cali; a meno che – ovviamente – il governo non intervenga con qualche legge ad hoc.

In cinque mesi il titolo Mediaset ha perso il 40% circa, passando dai 4,66 euro del 28 febbraio ai 2,76 euro di due giorni fa. Tanto ha perso la principale azienda quotata in borsa del premier da quando la crisi del debito sovrano dell’area euro ha contagiato l’Italia. Il massimo toccato nel 2011 e’ stato di 5,46 euro per il gruppo editoriale, e di 4,09 euro per Mediolanum, che ora vale 2,566.

Ieri e’ stata la prima volta nei 17 anni in cui Berlusconi e’ stato a capo del governo che si e’ visto costretto a riferire al Parlamento di una crisi economica, dovendo metterci la faccia. E – ironicamente – e’ stato lui stesso a chiamare in causa il conflitto di interessi.

“La crisi? Nessuno la nega, tutti dobbiamo lavorare per superarla. State ascoltando un imprenditore che ha tre aziende in borsa ed e’ in trincea”. Nella frase piu’ sincera del discorso tenuto davanti ai deputati di Montecitorio, si cela una duplice ammissione di cose che gia’ sapevamo, ma di cui il premier difficilmente parla.

Primo, che l’Italia naviga in acque molto agitate. Secondo, che il conflitto di interessi del suo primo ministro e’ eclatante e gia’ di per se’ ne comporterebbe la sua ineleggibilita’.

In un momento cosi’ delicato per la nazione e di un’importanza storica senza precedenti, e’ probabilmente l’unico passaggio degno di essere estrapolato dai 25 minuti di un discorso dai contenuti per lo piu’ triti e ritriti. Per il resto, difatti, il solito ottimismo ingiustificato, tante cifre citate un po’ a caso, ricopiate peraltro da analisi gia’ fatte in precedenza (vedi relazione Bankitalia), e le solite promesse senza un progetto vero e proprio a lungo termine.