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Kazakhstan, Governo a Eni: Vogliamo oltre 10 mld $

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di Enrico Verzura

Il Kazakistan cerca di ottenere risarcimenti “superiori ai 10 miliardi di dollari” dal consorzio internazionale a guida Eni per i ritardi nello sviluppo del giacimento nel Kashagan, al largo del Mar Caspio. “Certamente saranno superiori ai 10 miliardi di dollari”, ha detto il vice ministro alla Finanze, Daulet Yergozhin, in una intervista telefonica il giorno precedente la scadenza delle trattative fra le due parti.
Le autorità fiscali del Kazakistan hanno posto alcune domande relative ai tributi fiscali del consorzio e stanno conducendo un audit su queste attività, ha aggiunto. Yergozhin ha negato che il caso del Kashagan sia un attacco verso gli investitori occidentali in generale. “Ci sono molti esempi in Kazakistan di investitori che rispettano la legge e lavorano normalmente”, ha sottolineato.
Stefano Cao, direttore della divisione esplorazione e produzione del gruppo Eni, assicura che il dialogo in corso fra il consorzio che sviluppa il Kashagan e le autorità è “aperto e costruttivo” e “tutti gli sforzi saranno profusi” per risolvere la disputa.
Intanto ieri il Financial Times (Ft), in un’analisi sul caso del giacimento Kashagan che vede impegnati in delicate trattative Eni e il Governo di Astana, ha spiegato che ci sono parallelismi fra la disputa sul giacimento Kashagan fra Eni e il Kazakhstan e lo scontro su Sakhalin-2 che ha visto il confronto fra Royal Dutch Shell e la Russia. In particolare, comune appare l’atteggiamento dei Governi e i crescenti rischi di natura politica per le multinazionali petrolifere.
La strategia del Kazakhstan, scrive il quotidiano della City, è quella di rafforzare il ruolo dello Stato nell’industria petrolifera; anche la recente legislazione è volta a incrementare la presenza di KazMunaiGaz, l’azienda di Stato, nei futuri progetti che riguarderanno il Mar Caspio. Tuttavia, se anche l’obiettivo finale fosse quello di “riprendersi” il Kashagan, KazMunaigaz non avrebbe le competenze tecniche né la solidità finanziaria per sviluppare il maxi-giacimento.
I termini dell’intesa sul Kashagan probabilmente muteranno, spiega il Ft. Il Kazakhstan, come la Russia, non è disposto più a stringere accordi che consentono agli investitori di rinviare il pagamento delle royalties fino a quando essi non hanno recuperato i costi sostenuti. L’insoddisfazione di Astana nei confronti di Eni potrebbe quindi lasciare spazio di manovra all’attuale azionista di minoranza del consorzio KazMunaiGaz, prosegue il Ft, fino a promuoverlo come leader.
Il Kashagan è comunque uno dei progetti petroliferi più difficili mai affrontati: le attività sono complesse per il rischio di esplosioni, le acque sono profonde e difficili da navigare, specie d’inverno; ci sono inoltre i vincoli ambientali, per la presenza di un habitat con numerosi uccelli e pesci rari.
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