Dopo Oppenheimer e Evercore ISI, anche Jp Morgan si aggiunge al coro delle banche d’affari che vedono lo S&P 500 a quota 3 mila punti nel 2018, poco più del 10% rispetto alla chiusura di ieri. Tutto bene, si direbbe, per la piazza finanziaria americana reduce da un rally senza sosta. Non mancano tuttavia gli avvertimenti: meglio evitare i titoli tecnologici che, dopo il boom, di quest’anno dovrebbero mettere la marcia indietro.
Lo scrive, in una nota, lo strategist della banca americana Dubravko Lakos-Bujas che, se da una parte ha giustificato l’obiettivo di prezzo 2018 alla luce della “fase espansionistica dell’economia, la crescita globale sincronizzata degli utili e la riforma fiscale degli Stati Uniti”, dall’altra avverte, come anticipato, del pericolo rappresentato dai titoli delle società tecnologiche a larga capitalizzazione.
Va notato che i titoli tecnologici scambiati sullo S&P 500, che pesano per circa un quarto sull’indice allargato, hanno segnato un rally del 37% quest’anno, con le valutazioni ai massimi da otto anni.
“Le elevate valutazioni ma anche la rotazione provocata dalla riforma fiscale sono potenziali ostacoli per il comparto”, ha aggiunto Lakos-Bujas.
Se il comparto hi-tech, sembra dunque destinato a soffrire, quello finanziario guiderà invece i rialzi del listino. E non solo perché le società del settore saranno le più favorite dalla riforma fiscale voluta da Trump, a causa della minore regolamentazione. Una spinta significativa arriverà anche dalle politiche di rialzo dei tassi di interesse più.
Oltre ai finanziari, la banca d’affari conferma rating overweight su industriali, energetici e manifatturiero.
Ricordiamo infine che, al momento, la media degli analisti stima un target per S&P 500 a 2,838 punti con la maggior parte di questi che hanno un rating buy o hold sul settore hi-tech.