Investimenti

Italiani meno attratti dai bond, si fidano dei depositi come negli Anni 80

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La crisi riduce l’appeal delle obbligazioni agli occhi dei risparmiatori italiani. Questi ultimi infatti preferiscono “parcheggiare” i loro risparmi in depositi bancari e postali. Circolante e depositi, infatti, sono arrivati ad assorbire poco più del 30% della ricchezza delle famiglie (1.300 miliardi), circa 10 punti in più rispetto all’inizio degli Anni 2000.

Al contrario la percentuale di risparmio investita in bond, compresi i titoli di Stato pubblici, è calata al 10% (400 miliardi), toccando il minimo dal 1950 dopo aver raggiunto il 30% alla fine degli Anni 80.

I numeri arrivano dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha sottolineato che con l’introduzione del ‘bail in’ tutelare il risparmio “è più complesso” rispetto a quanto non lo fosse in passato.  La direttiva Brrd ha introdotto il principio generale che lo Stato può fornire sostegno pubblico a un istituto in crisi a condizione di imporre prima perdite ad alcune tipologie di creditori e azionisti.

Le famiglie italiane possedevano nel 2015 attività finanziarie superiori a 4.000 miliardi e, secondo il governatore, “negli ultimi decenni si è registrato uno spostamento verso forme di investimento in attività finanziarie meno liquide e più complesse”. Circolante e depositi, che erano scesi fino al 20% del complesso delle attività all’inizio degli anni duemila, sono cresciuti nuovamente negli ultimi anni “fino a poco più del 30%”.

I titoli obbligazionari, la cui quota aveva raggiunto il 30% alla fine degli anni Ottanta, sono invece scesi intorno al 10% del totale delle attività finanziarie lorde, la percentuale più bassa dal 1950 (che resta però elevata nel confronto internazionale), per un ammontare pari a 400 miliardi di euro.

“Vi contribuiscono per circa 150 miliardi le obbligazioni bancarie, in riduzione negli ultimi anni, un quinto delle quali è nella forma, più rischiosa, di titoli subordinati. La vita residua delle obbligazioni bancarie nel portafoglio delle famiglie è relativamente breve: il 40% circa scadrà entro la fine dell’anno in corso, il 90% entro il 2020”, ha infine concluso Visco.