ROMA (WSI) – Ridurre le tasse in Italia attingendo ai fondi – già risicati – della sanità pubblica? Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in un’intervista all’Ansa, precisa: Nessun taglio alla Sanità, ma misure di efficientamento che porteranno dei risparmi da reinvestire nel settore.
“Voglio dire con chiarezza che sono contraria a nuovi tagli al Servizio sanitario. Dico ‘no’ a qualunque ipotesi di taglio, che al momento non c’è. I risparmi non sono tagli”.
E i risparmi, secondo Lorenzin, possono essere raggiunti attraverso una stretta sulla ‘medicina difensiva’ che costa 13 miliardi l’anno: si tratta di esami e visite che vengono prescritti a scopo ‘difensivo’, al fine di prevenire i contenziosi.
Rivolgendosi ai medici, che si oppongono al taglio del salario in caso di prescrizioni inappropriate, Lorenzin sottolinea:”Ognuno risponda alle proprie responsabilità”.
Il governo intanto ha posto la fiducia sul decreto legge enti locali, che contiene anche gli interventi nel settore sanità.
Sempre Lorenzin aveva affermato: “Nella prossima legge di stabilità non è previsto nessun taglio lineare alla sanità ma solo un efficientamento del sistema, che produrrà risorse da destinare al miglioramento dei servizi, anche se una parte potrebbe essere usata per il taglio delle tasse”.
Sullo spinoso capitalo della sanità, ci sono misure da 2,3 miliardi nel 2015, così come per il 2016 e nel 2017. Misure che dovrebbero colpire il Sistema sanitario nazionale, con tagli alle prestazioni specialistiche (visite, esami strumentali ed esami di laboratorio) considerate non necessarie.
Stando a quanto anticipa Repubblica, “il ministero della Salute con un imminente decreto stilerà la lista delle situazioni e patologie dove analisi e approfondimenti sono necessari, se si è fuori della lista si pagherà di tasca propria. La norma prevede anche una stretta sui medici, perché il principio che ispira la razionalizzazione è che bisogna frenare il fenomeno della cosiddetta “medicina difensiva”: medici che per mettersi a riparo da eventuali vertenze giudiziarie, “elargiscono” con facilità analisi e controlli. Da oggi chi sbaglia subirà un taglio allo stipendio”.
La Repubblica parla espressamente di “importanti, e in qualche caso dolorosi, provvedimenti che riguarderanno direttamente i cittadini”.
E il Fatto Quotidiano riporta l’opinione dei tecnici del Senato, secondo i quali ” il rischio principale è che l’auspicato contenimento della spesa di oltre 2,3 miliardi l’anno dal 2015 al 2017 si riveli l’ennesimo flop. E non contribuisca affatto alla manovra di revisione della spesa del commissario Yoram Gutgeld, indispensabile per permettere la riduzione delle tasse promessa dal premier Matteo Renzi. Questo al netto del fatto che l’intesa con le regioni prevedeva che i risparmi venissero reinvestiti nel servizio sanitario. I presupposti per l’insuccesso, secondo il servizio bilancio di Palazzo Madama, ci sono tutti. Nella “nota di lettura” sugli emendamenti governativi, i tecnici incaricati di verificare gli effetti finanziari di ogni norma di legge evidenziano infatti che gli interventi per ridurre le uscite per beni e servizi e le prestazioni “inappropriate” fanno acqua”.
Tutto questo, mentre sempre stando a quanto riporta il Fatto Quotidiano, il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità Luca Coletto lancia l’allarme: “Se si prosegue così salta il sistema della universalità della sanità pubblica e tutte le Regioni andranno in Piano di rientro. In sostanza, oltre alle tasse, gli italiani dovranno pagare le prestazioni sanitarie privatamente”.
L’articolo del Fatto riporta la reazione dell’assessore veneto Coletto, che continua affermando che una spending review in senso stretto significa “che non ci saranno più Regioni benchmark (ovvero di riferimento) e Regioni no: tutti, oltre alle tasse, dovremo pagare le prestazioni sanitarie privatamente. Non siamo più in grado di poter sopportare tagli orizzontali”.