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Ior, nuovo banchiere di Dio promette “tolleranza zero”

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LONDRA (WSI) – “Ne sarete sorpresi, ma non ho ancora trovato un conto corrente intestato a un mafioso”. Esordisce così il nuovo “banchiere di Dio”, aggiungendo subito, però, che continuerà a cercare, esaminando l’identità dei suoi clienti, uno ad uno, per accertarsi che non vi siano infiltrazioni del crimine organizzato o riciclaggio di denaro d’altra natura, nella banca del Vaticano. Ernst von Freyberg, il finanziere tedesco nominato nuovo capo dello Ior (Istituto Opere Religiose) da Benedetto XVI due settimane prima di dimettersi per fare posto a papa Francesco, prende la parola pubblicamente in una rara intervista, pubblicata oggi in prima pagina dal Financial Times.

Il suo predecessore, Enrico Gotti Tedeschi, che aveva stretti rapporti con l’Opus Dei, fu licenziato senza tanti complimenti un anno fa, ricorda il quotidiano della City, accusato dal consiglio di amministrazione (laico) di comportamento incomprensibile, mentre la banca era oggetto di inchieste della magistratura italiana per sospetto riciclaggio di fondi neri, e dopo avere lasciato l’incarico disse di temere per la propria vita. Il nuovo presidente ha ricevuto le preghiere di papa Ratzinger, che lo ha salutato nel giorno in cui si è dimesso e che ha voluto un tedesco come lui alla testa dello Ior: “Io mi sono procurato un rosario”, afferma semiserio von Freyberg, che ha ottime credenziali nel mondo della finanza in Germania, dove ha lavorato per venticinque anni come avvocato d’affari e gestore di fondi di investimento, e con altrettanto solide credenziale cattolice, come membro dell’ordine religioso dei Cavalieri di Malta.

Ora tra le sue priorità, riconosce nell’intervista, c’è quella di “risanare la cattiva reputazione della banca nei media e ripulirla allo stesso tempo”. Da quello che gli hanno detto i suoi collaboratori, sostiene von Freyberg, la situazione allo Ior “non è brutta come le persone dall’esterno”. Per esempio, “sorprendentemente non ho ancora trovato un conto intestato a un mafioso”, osserva. Ma se questa suona come una battuta ironica, poi precisa che il suo sarà un atteggiamento “bretelle e cintura, ovvero tolleranza zero“, e si impegna a verificare di persona l’identità di ogni suo cliente.

Lo scandalo più noto e più grave nella storia dell’Istituto, rammenta il Financial Times, è quello legato al collasso nel 1982 del Banco Ambrosiano, di cui lo Ior era il principale azionista, una vicenda che si concluse con la morte di Roberto Calvi, il primo a essere soprannominato “il banchiere di Dio”, ritrovato impiccato sotto il Blackfriars Bridge, uno dei ponti che attraversano il Tamigi, in un apparente suicidio considerato in realtà un omicidio ad opera della mafia per chiudere la bocca a un uomo che sapeva troppo. Il nuovo presidente sottolinea che difficilmente oggi la mafia nasconderebbe i suoi soldi, calcolati in un reddito annuo di 100 miliardi di euro, in una piccola banca con soltanto 112 dipendenti e appena 2 miliardi e mezzo di euro di giro d’affari annuo, quando è molto più semplice riciclarli in banche con 11 milioni di conti correnti: “Se fossi un mafioso andrei a depositare i miei soldi in una grossa banca internazionale”, commenta von Freyberg.

E tuttavia non esclude che qualcuno ricicli soldi alla Ior. “Il rischio esiste e si tratta di conoscere bene i tuoi clienti. C’è qualcosa di strano in quel prete? Perché don Giorgio viene a depositare ogni settimana 10 mila euro in contanti spacciandoli per elemosina? Se oggi un sacerdote provasse a fare qualcosa del genere, il nostro sistema darebbe l’allarme e lo scopriremmo”. Il quotidiano della City gli chiede se, a parte mafia e preti corrotti, ci sono uomini politici italiani che hanno un conto allo Ior. La risposta del nuovo banchiere di Dio è pragmatica: per adesso non ne ha trovati, ma continuerà a cercare.

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