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Investimenti: italiani cauti e casalinghi. Preferiscono liquidità e investimenti tricolore

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Investimenti: italiani cauti e casalinghi. Preferiscono liquidità e investimenti “nazionalisti”

di Stefano Valente, presidente e fondatore di Abalone Graff

Nel primo trimestre del 2020 la ricchezza delle famiglie è rimasta sostanzialmente stabile nell’Eurozona rispetto alla fine dell’anno precedente, mentre secondo stime preliminari è lievemente calata in Italia.
Sul fronte delle passività, le famiglie italiane continuano a caratterizzarsi per un più basso livello di indebitamento nel confronto europeo. Il tasso di risparmio, dopo essersi attestato a un valore di poco superiore al 10% nel 2019, dovrebbe aumentare nell’anno in corso di circa 6 punti percentuali secondo una dinamica, analoga a quella osservata nell’area euro, verosimilmente legata al movente precauzionale.

Investimenti, più liquidità e polizze nei portafogli degli italiani

Nei maggiori Paesi europei  si osserva una rinnovata preferenza per la liquidità, a cui si accompagna un calo degli investimenti in azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni, come evidenziato anche dai flussi finanziari nel primo semestre 2020.
Per quanto riguarda l’Italia, i dati confermano una tendenza consolidatasi nel corso dell’ultimo decennio che ha visto diminuire il peso di azioni e obbligazioni e aumentare la quota di liquidità e di prodotti assicurativi e previdenziali per lo più esposti su titoli di stato italiani e dell’eurozona.
Le famiglie italiane, inoltre, si caratterizzano per investimenti finanziari pro capite inferiori a quelli riferibili alle famiglie francesi e tedesche.

Meno obbligazioni bancarie e più fondi comuni

Indicazioni di dettaglio sull’evoluzione nel tempo degli investimenti delle famiglie italiane si possono cogliere anche analizzando la composizione dei titoli detenuti dagli intermediari italiani in custodia o amministrazione per conto della clientela.
Rispetto al 2010 si è assistito a cambiamenti significativi, per effetto del progressivo calo del peso delle obbligazioni emesse da intermediari finanziari e del contestuale incremento della quota riferita ai fondi comuni di investimento.
Negli ultimi 10 anni, inoltre, è cresciuta la quota di titoli oggetto di consulenza, raggiungendo il 90% per i fondi comuni e quasi il 94% per i derivati. Nello stesso periodo, è raddoppiato l’ammontare di titoli oggetto di gestione patrimoniale su base individuale, nella maggior parte dei casi fornito da Sgr; a giugno 2020 il 33% circa del portafoglio risulta costituito da titoli di Stato Italiani.
Con riferimento alle gestioni collettive, i fondi comuni aperti di diritto italiano sono principalmente di tipo obbligazionario o flessibile e investono mediamente più del 70% in asset italiani, mentre le masse gestite da fondi monetari si sono quasi azzerate negli ultimi 10 anni. La composizione del patrimonio vede una netta prevalenza delle obbligazioni pubbliche e private (57%), a fronte del 17% e del 26% riferibili, rispettivamente, ad azioni e quote di fondi comuni.

Trading online in ripresa nel 2020

L’analisi dell’attività degli investitori retail italiani sui titoli azionari domestici (inclusi nell’indice FtseAllShare) mostra per il 2019 una netta prevalenza di vendite rispetto agli acquisti, con vendite nette settimanali pari a circa 100 milioni di euro.
Viceversa nel 2020, durante le settimane in cui i mercati azionari registravano picchi di volatilità legati all’emergenza sanitaria (ossia nel periodo 24 febbraio – 3 aprile 2020), si è registrata invece una netta prevalenza degli acquisti sulle vendite, con un saldo pari complessivamente a 4,5 miliardi di euro.

Nel 2020 la partecipazione ai mercati finanziari da parte delle famiglie italiane è lievemente aumentata rispetto all’anno precedente  passando dal 30% al 33%. Dopo i certificati di deposito e i buoni postali, i fondi comuni d’investimento e i titoli di Stato risultano le attività più diffuse.
In particolare nell’elenco seguente si vedono le percentuali di probabilità per le principali asset class di far parte del portafoglio del risparmiatore italiano:

Risparmi contati su conti bancari e postali: 46%

Fondi comuni: 32%

Titoli di Stato Italiani: 24%

Polizze assicurative: 17%

Gestioni patrimoniali: 14%

Obbligazioni Italiane non governative e non bancarie: 13%

Azioni di aziende italiane: 13%

Obbligazioni bancarie italiane: 11%

Titoli azionari e obbligazionari esteri: 10%

PIR: 7%

Azioni di aziende italiane non quotate (soprattutto banche e cooperative): 4%