ROMA (WSI) – Nessun rosso sui conti dell’Inps. Smorza così l’allarme lanciato dalla Corte dei conti, il numero uno dell’Istituto nazionale di previdenza sociale Tito Boeri.
Nella relazione sul controllo per l’anno 2015 la magistratura contabile ha messo in luce da una parte l’avanzo di quasi 1 miliardo e mezzo nella gestione finanziaria di competenza e dall’altra una situazione patrimoniale in peggioramento, tanto che per la prima volta dalla nascita della Previdenza sociale in Italia, l’Inps è in rosso di 1,73 miliardi.
“Il patrimonio netto è pari a 5,87 miliardi, con un decremento sul 2014 di 12,54 miliardi. A questo riguardo è da rilevare come, per effetto di un peggioramento dei risultati previsionali assestati del 2016 (con un risultato economico negativo che si attesta su 7,65 miliardi) il patrimonio netto passi, per la prima volta dall’istituzione dell’ente, in territorio negativo per 1,73 miliardi”.
Le rassicurazioni di Boeri
Ma Tito Boeri minimizza sostenendo che il disavanzo dell’Inps derivi unicamente da ritardi nei trasferimento dello Stato che vengono anticipati dall’Istituto e poi ripianati.
“Il rapporto con la Corte dei Conti è molto ricco e pieno di indicazioni e di stimoli. Lo stiamo leggendo con cura e recepiremo molti dei suggerimenti che vengono proposti. La Corte non lancia alcun allarme sui bilanci. Si tratta di una questione contabile. Bisogna sempre ricordare ai cittadini italiani che l’Inps opera per conto dello Stato. Le prestazioni che garantisce vengono infatti decise dal Parlamento italiano, dal Governo e noi, semplicemente, ci limitiamo ad attuarle. Le prestazioni sono garantite dallo Stato. Di conseguenza, ciò che conta non è il bilancio dell’Inps, ma dello Stato”.
Corre ai riparti anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che ieri ha cercato di tranquillizzare tutti dicendo che il sistema è stabile e non sono previsti nuovi interventi. E i pensionati sono tranquilli?
La rabbia dei pensionati
Se i conti sono in rosso, a rischio sono alcuni provvedimenti tanto attesi, soprattutto per quel che riguarda i lavoratori precoci, coloro che hanno iniziato a lavorare prima della maggiore età, arrivando a maturare una contribuzione particolarmente elevata cioè pari o superiore a 40 anni di contributi ad un’età anagrafica relativamente bassa e che non sono stati salvati dalla riforma Fornero. Attendono ancora un provvedimento che li tuteli – in particolare la quota 41 vale a dire 41 anni di anzianità contributiva per andare in pensione da estendere a tutti – e che stenta ad arrivare. E l’allarme sui conti in rosso dell’Istituto di previdenza sociale a pochi giorni da un confronto molto importante tra ministero del lavoro e sindacati è visto come un campanello d’allarme.
I precoci hanno così lanciato una petizione on line che ad oggi ha superato le 23mila firme e che permette di accedere alla pensione a 62 anni e 35 di contributi con un taglio dell’8% sull’assegno mensile, 2% per ogni anno di anticipo. Ma i conti dell’Inps non sono in ordine. Cosa accadrà?