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Incubo tasse, addizionali per 503 euro

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ROMA (WSI) – Un federalismo fiscale sgangherato presenta il conto. Per l’addizionale Irpef comunale gli italiani pagheranno quest’anno in media 140 euro a testa contro i 129 del 2012, l’8,5% in più: quasi sei volte l’aumento dei prezzi stimato per il 2013. Se poi si aggiunge la più corposa addizionale Irpef regionale, che è salita “solo” dell’1,1%, e pesa in media per 363 euro, il conto pro capite sale a 503 euro. Sommate, le due addizionali hanno subito un incremento del 3,1% rispetto all’anno scorso, il doppio dell’inflazione.

In cinque anni, dal 2009 al 2013, il gettito delle addizionali comunali e regionali è aumentato del 36%, passando in media da 391 a 503 euro, appunto. Nello stesso quinquennio i prezzi sono aumentati di circa l’11%. Una bella stangata, dunque. Che l’anno prossimo potrebbe ripetersi.

Per il 2014, infatti, le Regioni potranno decidere ulteriori incrementi del balzello Irpef di loro competenza fino a 0,6 punti, portando l’aliquota al 2,33%, che significherebbe altri 141 euro in più a testa, che diventerebbero 153 calcolando anche 12 euro aggiuntivi di addizionale comunale se i municipi che ancora non l’hanno fatto decidessero di deliberare l’aliquota massima dello 0,8%.

Corsa agli aumenti

I calcoli li ha fatti il dipartimento Politiche territoriali della Uil, che ha preso in esame le aliquote deliberate dalle Regioni e dai Comuni e le ha rapportate all’imponibile medio ai fini delle addizionali, che risulta, secondo i dati del ministero dell’Economia, di 23mila euro lordi pro capite.

I risultati sono allarmanti, dice il segretario confederale Guglielmo Loy, che osserva: «I comuni si stanno affrettando a disporre aumenti generalizzati delle aliquote. Ciò accade anche per effetto dell’incertezza che domina sulle risorse, sopratutto per quanto riguarda l’Imu».

I sindaci», insomma, non sapendo bene come andrà a finire la partita sulla seconda rata dell’Imu, sfruttano i margini di aumento delle addizionali 2013, benché l’anno sia quasi finito. Hanno ancora tre settimane di tempo per farlo e chiudere i bilanci. Ma il sistema è talmente assurdo che quello che i comuni devono approvare entro il 30 novembre è il bilancio preventivo (sic!) 2013. Comunque sia, il gettito delle addizionali vale ormai quasi 15 miliardi e mezzo (11,5 quello delle regionali e 4 quello delle comunali), con un aumento di oltre 4 miliardi sul 2009.

Da Gorizia a Roma

Certo, i numeri illustrati finora descrivono aumenti medi. Non tutte le amministrazioni si comportano allo stesso modo e le differenze sono forti. Per esempio, tra i capoluoghi di provincia, Gorizia non ha l’addizionale comunale Irpef, abolita nel 2012 dal sindaco di centrodestra Ettore Romoli. A Roma invece l’aliquota è addirittura allo 0,9% (già in deroga al tetto dello 0,8%) con un costo medio pro capite di 207 euro. E un recente decreto del governo autorizza il comune ad arrivare fino all’1,2% (il sindaco di centrosinistra Ignazio Marino ha promesso che non lo farà) per coprire il buco di 867 milioni nel bilancio.

A Milano, in seguito alla rimodulazione dell’aliquota e della soglia di esenzione, quest’anno un contribuente medio pagherà 184 euro mentre l’anno scorso non aveva versato nulla perché erano esenti i redditi fino a 33.500 euro, mentre ora il tetto è sceso a 21mila. Anche a Napoli si verseranno in media 184 euro, contro i 115 euro dello scorso anno, con un aumento quindi del 60%. Centottanquattro euro pure a Venezia, a fronte dei 138 del 2012 (+33,3%), a Brescia (+44,9%), a Cremona (+22,7%).

In media, dice lo studio della Uil, l’aliquota dell’addizionale comunale Irpef è passata dallo 0,56% del 2012 allo 0,61% del 2013. «Aumenti molto dolorosi – dice Loy – perché le addizionali si pagano sull’intero imponibile e non tengono conto delle detrazioni per la produzione del reddito. Per questo uno 0,5% di addizionale vale quanto un punto dell’Irpef nazionale».

La carica delle Regioni

A livello regionale quest’anno l’aliquota Irpef aumenta in Toscana (1,43% fino a 15mila euro, 1,73% oltre) e Abruzzo (1,73%). Ma le aliquote massime restano nelle tre Regioni con i peggiori bilanci sanitari: Campania, Calabria e Molise, dove siamo al 2,03%. Sono invece solo 5 le aree che applicano l’aliquota di base dell’1,23%: Val d’Aosta, Bolzano, Trento, Veneto e Sardegna. Sommando addizionali regionali e comunali, la classifica dei più tartassati vede in testa Campobasso, Napoli e Salerno con 651 euro, seguite da Roma con 605 euro e da Chieti, Genova, Imperia, Messina, Palermo e Teramo con 582.

E adesso la Tasi

Le addizionali comunali Irpef furono istituite dal governo Prodi nel 1997 e si pagano dal 1999. L’idea era che a fronte del gettito dovesse esservi un corrispettivo in termini di servizi, secondo un principio di responsabilità e verifica, per evitare quanto aveva denunciato la Corte dei Conti, cioè che dal 1991 al 1996 le imposte comunali fossero aumentate del 124% senza che si capisse il perché. Una corsa che non si è fermata. Nel 2003 il gettito delle addizionali Irpef regionale e comunale fu di 6,8 miliardi. Dieci anni dopo siamo a 15 milardi e mezzo. E non è finita. L’anno prossimo dovrebbe arrivare la Tasi, la nuova tassa sui servizi indivisibili: illuminazione pubblica, polizia locale, strade, ecc. Come se finora i contribuenti non fossero stati spremuti anche per finanziare questi servizi. Della serie «non basta mai».

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