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IN PREVISIONE DELLA SPALLATA, IL POLO RECLUTA DON KING

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(WSI) – Din Don Din Don Kiiiiiiiing. Ieri le
campane del Polo hanno suonato di nuovo
a festa dopo mesi di cupa tristezza
berlusconiana. Tutto merito dell’indomito
Mirko Tremaglia che per riparare agli
effetti collaterali e letali provocati alla
Cdl dal voto degli italiani all’estero, leggi
Pallaro al Senato e Bucchino alla Camera,
ieri ha passeggiato per il Transatlantico
di Montecitorio con una transoceanica
leggenda vivente per niente transeunte
(perdonateci l’eccesso di trans, ma va
tanto di moda).

Da lontano e di spalle, il reduce Tremaglia
sembrava fosse in compagnia di Donna
Summer, ma donna per
donna e don per don, è
spuntato invece Don King.
Sì proprio lui, il manager di
Cassius e Mike intento a
perdere i propri felpati
passi nel corridoio più famoso
d’Italia. In visita a
Roma anche per chiedere
al papa una preghiera per
Bush, Don King è poi sbarcato alla Camera
dove ha subito capito l’importanza della
Federazione delle libertà tra Forza Italia
e An: sotto il braccio del finiano Tremaglia
ma con una spilletta degli azzurri appuntata
sul bavero.

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Ufficialmente la missione
dell’amico Don è quella di aiutare
un concittadino bergamasco di Tremaglia,
il pugile Luca Messi, iscritto di An, che volerà
negli States per combattere. Ma si
tratta di una copertura. Ieri infatti, appena
avvertito dell’arrivo del supermanager, il
Cavaliere ha immediatamente convocato
un vertice con gli alleati. Ordine del giorno:
match con Prodi e spallata finale.
A Palazzo Grazioli,
però, per poco non si è
sfiorato l’incidente diplomatico.

Quando il leghista
Calderoli, bergamasco come
Tremaglia, si è trovato
di fronte Don e questi si è
presentato con un semplice
«Nice to meet you, Don
King», l’ex ministro bossiano
ha cominciato a inveire contro i preti
negri. A quel punto è intervenuto Fini che
ha spiegato a Calderoli chi fosse Don e
Calderoli si è calmato ma non convinto
del tutto: «Rimane negro, però». Superata
la tensione, Berlusconi ha annunciato
trionfante: «Ecco la nostra arma segreta,
l’esperto americano che ci riporterà tutti a
Palazzo Chigi».

E giù coi piani di guerra,
anche perché il Cavaliere vuole ribaltare a
tutti i costi la storiella che lui e Prodi siano
due pugili suonati che si reggono a vicenda
sul ring. E così Don l’azzurro a stelle e
strisce l’ha rassicurato: «No problem, dear
Silvio: simul stabunt Prodi cadent».

L’ingresso di Don King è stato poi salutato
con entusiasmo dai teo-con «perché
consolida la spinta teocratica (Don)
e monarchica (King) della Casa delle libertà
», mentre il poeta Bondi ha vergato
un’ode a Don: «Odi Don questa ode per
te/ King tu, King Silvio/ Prodi sarà solo
un chu fu/ Odi Don questa ode per te/
Din don din don/ King tu King Silvio». E
adesso sotto con la spallata.

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