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In decreto PA sanati mezzo miliardo di debiti ministeri

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MILANO (WSI) – Sanatoria in vista per mezzo miliardo di debiti dell’amministrazione centrale che non trovano giustificazione nel bilancio: è il dato clamoroso che emerge dalla lettura dell’articolo 5 del decreto legge appena approdato alla Camera e su cui il Pd ha annunciato un’interrogazione urgente al ministro dell’Economia Vittorio Grilli.

Come previsto e denunciato dall’inchiesta di MF-Milano Finanza, il fenomeno dei debiti fuori bilancio, che qualcuno ha stimato in una ventina dì miliardi sul centinaio vantato dalle imprese, è diventato un caso politico non appena si è trattato di mettere davvero le mani al portafogli dello Stato.

Effettivamente basta andarsi a rivedere i primi due commi della norma in questione per far sorgere l’atroce dubbio: il budget-ombra è praticato anche dai ministeri e non solo dalle amministrazioni regionali? Sembrerebbe proprio di sì, con le logiche conseguenze di immagine per l’Italia.

«Ai fini dell’estinzione dei debiti dei ministeri per obbligazioni giuridicamente perfezionate relative a somministrazioni, forniture, appalti e prestazioni ?professionali, maturati alla data del 31 dicembre 2012, a fronte dei quali non sussistono residui passivi anche perenti», recita la norma ora contestata da tre deputati del Pd (Michele Anzaldi, ?Simona Bonafé e David Ermini), «ciascun ministero predispone un apposito elenco dei debiti scaduti in ordine cronologico con l’indicazione dei relativi importi».

Tali elenchi di spese, che non avevano adeguata iscrizione a bilancio di competenza (i residui passivi), dovranno essere poi trasmessi entro il 30 aprile al ministero dell’Economia e alla Ragioneria generale dello Stato e in un apposito allegato «da pubblicare sul sito internet istituzionale di ciascun ministero» i predetti debiti dovranno essere censiti con «il pertinente capitolo-articolo di spesa». Il caso è politico ma anche finanziario, vista la cifra che il governo ha deciso di stanziare per coprire questi debiti: appunto mezzo miliardo di euro, la metà di quanto costerebbe rinviare la Tares.

In caso di insufficienza delle risorse stanziate rispetto ai debiti accertati dai ministeri interessati, il predetto fondo sarà poi ripartito e le somme destinate «esclusivamente al pagamento dei debiti inclusi nei suddetti elenchi». Ma ai tre deputati democratici il provvedimento, che sa tanto di sanatoria finanziaria fatta in casa dello Stato, questo passaggio non piace affatto.

«Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, spieghi nel dettaglio la destinazione del fondo da 500 milioni che compare nel decreto sui debiti della pubblica amministrazione appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale», chiedono i rappresentanti del Pd. «In un’ ottica di piena trasparenza il governo illustri dettagliatamente il profilo di questo fondo. Occorre conoscere a quali pagamenti si riferiscono questi soldi per poter avere un’informazione chiara e completa sul decreto».

E se da una parte sorgono dubbi sull’entità e sulla qualità dei debiti della pubblica amministrazione, dall’ altra le imprese, per voce della Confindustria, chiedono che il governo si faccia carico dell’impegno di aumentare lo stanziamento fermo ora ai 40 miliardi (sui 90 stimati dalla Banca d’Italia), mentre il Pdl annuncia addirittura una riscrittura totale del testo per eliminare i troppo passaggi burocratici. A questo punto è facile prevedere che il cammino del decreto salva-crediti delle aziende avrà un cammino molto accidentato in Parlamento.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Milano Finanza – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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