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Imu, sulla seconda casa costi in aumento fino al 3.000%

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Roma – Una cara seconda casa, dove lasciare non solo il cuore, ma anche il portafoglio. L’Imu, là dove è entrata in vigore, registra picchi impressionanti rispetto alla vecchia Ici. Gli aumenti di imposta sono del 700, 600, 300 per cento, fino al 3.037 per cento, per i contratti “concordati” con l’introduzione dell’Imu 2012 rispetto all’Ici 2011. Lo afferma Confedilizia, l’associazione dei proprietari di casa, dopo aver fatto un confronto per un immobile tipo sulla base di primi dati relativi ad immobili locati nei comuni che hanno già deliberato le nuove aliquote. Più contenuti gli aumenti per gli immobili a contratto libero (4+4), ma sempre superiori almeno al 100 per cento.

Nel diffondere i dati relativi agli aumenti determinati in concreto dall’introduzione dell’Imu sperimentale sugli immobili concessi in locazione nei Comuni che risulta abbiano già approvato in via definitiva le relative aliquote, Confedilizia spiega che gli aumenti sono determinati da due fattori: l’aumento del 60% della base imponibile dell’imposta, dovuto alla variazione del moltiplicatore della rendita catastale, e l’aumento dell’aliquota applicabile.

Fra i Comuni presi in esame da Confedilizia spicca il caso di Forlì dove per un immobile di categoria A2 classe 1 di cinque vani in locazione con contratto concordato la variazione dell’imposta comporta un aumento del 3.037%, mentre a Siena è del 300%; per lo stesso immobile di classe 2 a Parma nel passaggio dall’aliquota Ici a quella Imu la crescita è del 748%, a La Spezia del +636%, a Savona del 359%, a Castiglione della Pescaia del 204%, a Reggio Emilia del 143%, a Salerno del 140%, ad Alba del 113%, a Ferrara del 106%.

Per gli immobili locati con contratto libero, per un cinque vani di categoria 2 gli aumenti sono contenuti fra il +92% di Alba e +204% di Castiglione della Pescaia, passando per +142% di Parma e Savona, +119% di Reggio Emilia, 106% di Salerno, e Ferrara e +92% di Alba. Per lo stesso immobile di classe 1, l’aumento è del 129% a Siena e del 124% Forlì.

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Ansa di Corrado Chiominto

ROMA – Stangata Imu sulle grandi citta’ che hanno pagato in media il 54% in piu’ rispetto alla media nazionale. Massimo aggravio per i contribuenti romani, che hanno versato il doppio rispetto agli altri contribuenti italiani. E’ questa la fotografia scattata sul primo acconto Imu dal Caf della Cisl su dati reali, versamenti effettivi, effettuati da circa 1,2 milioni di contribuenti, rappresentativi pero’ solo dell’imposta pagata da lavoratori dipendenti e pensionati.

Dai versamenti reali, che sono piu’ che un sondaggio e certo valgono piu’ delle medie calcolate a tavolino dai diversi centri studio, emergono anche altri dati importanti: l’importo pagato per l’acconto prima casa, nella media italiana, si attesta sugli 84 euro e passa a 161 euro per le seconde case. Certo dalla platea esaminata sono automaticamente esclusi i contribuenti piu’ agiati che certo non si rivolgono ad un Caf per la dichiarazione dei redditi, ma l’importo risulta contenuto, inferiore ad una multa con l’autovelox. Altro dato, poi, riguarda la rateazione. Solo l’1,8% ha scelto di pagare in tre tranche. La ragione? L’importo da pagare era troppo alto.

”L’aggravio dell’Imu – sostiene il coordinatore della Consulta dei Caf, Valeriano Canepari – e’ certamente molto forte nei capoluoghi. E certo per chi non pagava piu’ l’Ici sulla prima casa, o aveva dato in comodato la seconda ai figli, l’aggravio c’e’. Ma tutto sommato l’importo di 84 euro, certo solo per la prima rata, appare meno drammatico di quanto ipotizzato”.

Per quanto riguarda la prima casa Roma risulta la piu’ penalizzata. L’importo medio dei versamenti dell’acconto e’ stato pari a 170 euro, il 102% in piu’ della media nazionale. E il secondo acconto sara’ ancora piu’ elevato visto che il comune ha aumentato l’aliquota. Segue poi Bologna (140 euro per la prima casa +67%, rispetto alla media), quindi Genova (107 euro; +27%) e Napoli (105 euro; +25%). I contribuenti di Milano hanno invece pagato in media 99 euro per la prima casa (+18% rispetto alla media nazionale). In controtendenza poi Palermo.

L’acconto medio pagato sulla prima casa e’ stato di 54 euro, al di sotto della media generale del 36% e quello sulla seconda casa di 168 euro, solo il 4% in piu’ della media nazionale.

Anche l’imposta media sulla seconda casa segna un +65% nei capoluoghi oltre la media nazionale (265 euro contro 161 euro).

Il primo posto dei tartassati spetta anche in questo caso ai proprietari immobiliari romani, con 325 euro versati (+102%), seguiti dai cittadini bolognesi (309 euro, +98% rispetto alla media nazionale). Al terzo posto si piazza Milano (224 euro, +39%) seguita da Genova (217 euro +35%), Napoli (206; +28%) e Palermo (168 euro, +4%). Il Caf Cisl ha elaborato anche la differenza in base al numero dei figli a carico: i contribuenti senza figli hanno pagato circa 91 euro, quelli con un figlio 70 euro, quelli con 2 68 euro e quelli con tre o piu’ figli 70 euro.

L’ultimo dato riguarda le rate, dopo la ”burrascosa” introduzione della possibilita’ di pagare in tre rate anziche’ due ma solo per l’abitazione principale. Solo l’1,6% degli assistiti ha scelto di pagare anche a settembre. Questa scelta e’ evidentemente collegata all’importo: si passa infatti da una prima rata media di 81 euro per chi ha pagato in due rate, contro ben 229 euro per la rima di tre rate.

Per i contribuenti, comunque, le sorprese potrebbero arrivare con il saldo finale, quello di dicembre, quando dovranno adeguare gli importi agli eventuali aumenti di aliquota decisi dai Comuni. In questo caso, uno studio elaborato da Confedilizia sulle case date in affitto, emerge che gli incrementi rispetto alla prima rata versata potranno essere notevoli: in alcuni casi, come per Roma, Napoli, e Perugia raggiungerebbero anche l’80%.