Economia

Imprese, i settori più penalizzati dal Covid (e quelli meno colpiti)

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Dopo oltre un anno di Covid, rischiano un default entro l’anno quattro ristoranti italiani su dieci, un albergo su tre e il 67,3% delle società che organizzano convegni e fiere.
E nel Mezzogiorno la situazione e ancor più fosca (oltre la metà dei ristoranti, quasi la metà degli alberghi e il 70% delle società che organizzano fiere e convegni). E’ questo il quadro tracciato da Confindustria e Cerved nel Rapporto regionale Pmi 2021, che ha messo in luce quali settori siano stati più colpiti (o favoriti) nel primo anno di Covid – e in quale misura. “Il Covid-19 ha determinato una crisi senza precedenti per l’economia italiana”, si legge nel rapporto, “conseguenze fortemente diversificate“.

Imprese, i settori più colpiti

Nell’ordine le Pmi che hanno subito le maggiori riduzioni nei ricavi sono state quelle attive nell’Organizzazione di convegni (-67,2%), le Agenzie di viaggi (-54,6%) e trasporti aerei (-50,4%). Fra i settori più colpiti, quelli che registrano un maggior numero di imprese attive sono la ristorazione (8.020 Pmi il cui fatturato è sceso del 40,3%) e gli alberghi (3.520 Pmi; -50,4%).

Sul versante opposto, quello delle Pmi favorite dal lockdown, stacca tutti il commercio online, i cui ricavi sono saliti del 19% e le Pmi attive nella produzione di pasta (+9,5%).

In termini complessivi, 28mila Pmi italiane, pari al 17,9% del totale hanno visto una riduzione dei ricavi superiore al 20%, mentre 53mila hanno registrato un calo compreso fra il 10 e il 20%. Altre 63mila hanno limitato i danni, con un calo inferiore al 10%.

La prospettiva di un’ondata di insolvenze fra le Pmi italiane appare contenuta osservando i livelli di indebitamento generali, ma anche qui la storia si complica per i settori più colpiti dal Covid-19.
“Nei settori in cui si stima una forte caduta dei ricavi, la quota di mancati pagamenti è passata dal 31% di fine 2019 al 44% di fine 2020, con picchi oltre il 50% nel Centro e nel Mezzogiorno”, ha affermato il rapporto.

Attesi 1,3 milioni di nuovi disoccupati

Anche senza arrivare alla temuta ondata di insolvenze, le prospettive occupazionali si faranno più difficili nei prossimi mesi. “In base alle stime, potrebbero essere persi alla fine del 2021 rispetto a dicembre 2019, 1,3 milioni di posti di lavoro, pari all’8,2% del tota­le dei 16 milioni di addetti impiegati nelle imprese prima dell’emergenza (con­siderando non solo le PMI, ma anche micro e grandi)”. Il tasso di disoccupazione passerebbe dal 10% al 15,1%, con punte del 21,1% nel Sud e nelle Isole.