Economia

Il futuro dell’euro: quattro gli scenari possibili

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New Yrok – John Hardy, strategist sul valutario di Saxo Bank, ha delineato quattro scenari possibili per il futuro dell’euro e dell’Unione monetaria:

1) “Extend and pretend”, versione leggera (probabilita’: 35%)

“La Grecia fa default e lascia l’euro, causando un mini-crash sulle borse. La crisi del debito si aggrava, costringendo i leader europei a mettere in vigore dei controlli rigidi sui capitali, con l’obiettivo di guadagnare tempo.

In quest’ottica, altri stati membri del blocco a 17 potrebbero uscire, per poter svalutare la propria moneta e piu’ tardi possibilmente rientrare nuovamente nell’Eurozona. L’euro si indebolirebbe un po’, ma in fin dei conti si raggiungerebbe una certa stabilita’ sul valutario.

Si tratterebbe della miglior base di negoziazione per poter avviare le riforme strutturali necessarie sul fronte del debito e del deficit”.

2) La giapponizzazione (probabilita’: 45%)

“E’ lo scenario piu’ probabile di tutti. I timori che qualche altro stato membro possa lasciare l’Eurozona spingera’ le autorita’ ad adottare degli stratagemmi sempre piu’ elaborati di “extend and pretend”, allo scopo di mantenere l’Unione nella sua forma come la conosciamo ora. Senza mai impegnarsi veramente a svalutare e a unificare i paesi sul piano del budget fiscale.

Al contrario, alla Bce verrebbe invece accordato tutto il potere necessario per stampare denaro, sostenere le banche e far sopravvivere un’Unione monetaria fragile. La periferia continuerebbe a soffrire, ma vedrebbe allo stesso tempo ridotti i tassi di interesse, in maniera tale da poter permettere ai Piigs di rifinanziarsi e salvare le proprie banche dal fallimento.

Per l’euro si tratta di uno scenario abbastanza neutro, perche’ la paura di un contagio sarebbe contenuta, dal momento che la Bce avra’ tutti i mezzi di cui dispongono le altre banche centrali”.

3) La Germania alla riscossa (probabilita’: 15%)

“Nell’eventualita’ che uno o due stati membri abbandonino l’euro, Berlino si sveglia e riconosce la necessita’ di un’Unione fiscale oltre che monetaria, per rendere l’euro piu’ affidabile.

Strappa degli assegni e permette trasferimenti fiscali, accordando alla BCE delle prerogative, perche’ Draghi disponga dei mezzi di intervento delle altre banche centrali, come quelli della Banca d’Inghilterra e della Federal Reserve.

Questo scenario indebolirebbe in maniera considerevole l’euro (probabilmente spingendolo alla parita’ con il dollaro Usa) e le banche avrebbero bisogno di quantita’ enormi di soldi freschi, mentre svalutazioni consistenti sarebbero necessarie per rianimare le economie della periferia della regione”.

4) Rivoluzione/Guerre commerciali (probabilita’: 5%)

“Per fortuna e’ uno scenario poco fattibile. I problemi dei paesi della periferia dell’Ue stanno facendo salire nei sondaggi partiti xenofobi che, con la scusa di agire nell’interesse nazionale, vogliono invece alzare delle barriere protezioniste disastrose, nella speranza di rilanciare l’economia nazionale.

Inesorabilmente questo scenario generale porterebbe a una disintegrazione di tutta l’Unione Monetaria. Le tensioni commerciali potrebbero maturare in una serie di guerre economiche. Un tale evento sarebbe catastrofico per la maggior parte delle monete che si basano sull’euro. Fatta eccezione per il marco, che diventerebbe una delle rare divise solide in Europa”.

Nessun analista ha il potere divinatorio, ma analisi come queste aiutano a stimolare la fantasia e suscitare dibattiti che potrebbero rivelarsi cruciali al fine comune. E per non smettere mai di capire.