(Teleborsa) – Il Fondo Monetario Internazionale scende in campo, per mitigare gli effetti potenzialmente distorsivi delle politiche economiche e monetarie dei principali attori economici del globo. Il primo punto all’ordine del giorno? Il sistema valutario. Il meeting d’urgenza che prende il via oggi a Shangai dovrebbe proprio partire dallo spinoso tema delle politiche valutarie, tentando una difficile composizione degli interessi in gioco. Sullo sfondo resta la sostenibilità della crescita economica mondiale, che vede a rischio i cosiddetti Paesi emergenti, soprattutto il Brasile, l’India, la Thailandia e tanti altri, che hanno visto progressivamente apprezzare le proprie valute locali, a causa della fuga di capitali dai Paesi avanzati, che offfrono rendimenti ormai prossimi allo zero. Così il dollaro australiano resta vicino alla soglia della parità contro il dollaro americano, mentre il real brasiliano è salito a 1,6845 sul dollaro, attorno ai livelli di fine agosto e molto vicino ai record raggiunti a fine luglio. In primo piano resta la questione Stati Uniti-Cina, che vedono deteriorarsi sempre più i loro rapporti, in vista di una possibile guerra commerciale a colpi di protezionismo. Le ripetute sollecitazioni del Governo statunitense di riallineare il cambio dello yuan sono state letteralmente snobbate da Pechino, che ribadisce la sua posizione di una lenta e graduale rivalutazione della moneta locale. E dire lenta e graduale è un eufemismo, dato che la banca centrale cinese ha lasciato apprezzare la propria valuta di appena un 2,5% rispetto alla parità fissa di 6,83 contro il dollaro. Oggi la banca centrale ha fissato la parità centrale a 6,6541, lasciando scendere questo tasso di cambio per la prima volta in quattro giorni. Una mossa in vista di possibili richiami da parte della comunità economica internazionale? La questione prioritaria è quella di ridefinire gli equilibri internazionali, ritagliando nuovi spazi per i nuovi player dell’economia, ma mietendo anche vittime fra coloro che hanno meno voce in capitolo. Ma bisogna fare presto, in vista della riunione dei ministri finanziari del G-20 questa settimana e del vertice dei leader in calendario l’11 e 12 novembre. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno prudenzialmente deciso di rinviare il rapporto stilato dal Dipartimento del Tesoro sui rapporti commerciali fra gli USA e gli altri Paesi del globo, da cui avrebbero dovuto emergere le potenziali inefficienze degli scambi con la Cina, aprendo la strada ad una guerra valutaria e commerciale fra i due Paesi.
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