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Il destino del dollaro dopo “l’effetto Big Ben”

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LEGNANO (WSI) – Dopo i pesanti scossoni sui mercati finanziari derivanti da quello che folkloristicamente abbiamo definito “Effetto Big BEN” di mercoledì, abbiamo assistito ieri a importanti contrazioni di volatilità che hanno solo condotto a parziali fasi di correzione per il grande protagonista della scena e cioè il dollaro americano.

Ancora una volta, dal punto di vista del mercato valutario, ma non solo, la chiave di lettura che ci appare più corretta nell’interpretare la dinamica dei prezzi è proprio quella dollaro-centrica. Le parole di Ben Bernanke hanno di fatto posto le basi per ipotesi di riduzione del Quantitative Easing 3 da 85 miliardi di dollari al mese, accendendo il semaforo verde per ulteriori rafforzamenti del biglietto verde.

Ci sono però due punti sui quali vale la pena focalizzarsi un po’ di più: il primo, e più noto, è che il Chairman della Fed ha ancora una volta affermato che una decisione di questo tipo dipenderà esclusivamente da miglioramenti sul fronte occupazionale che nelle ultime due settimane hanno subito una lieve battuta di arresto se si analizzano i Jobless Claims che ieri sono stati pubblicati poco sotto le attese ma con una revisione al rialzo (quindi negativa in questo caso) del già deludente dato precedente.

In secondo luogo, il banchiere centrale ha precisato circa il fatto che la riduzione del QE non voglia automaticamente dire che termineranno gli acquisti di titoli; se la situazione macroeconomica dovesse infatti fornire spunti di deterioramento, la Fed potrebbe pensare non solo di lasciare invariato l’acquisto di MBS e Treasuries ma addirittura di procedere a possibili nuovi stimoli (ipotesi remota ma non da escludere, se ben si analizza il wording di Bernanke).

Ciò ci porta a pensare che, dato l’attuale contesto macro, la decisione del FOMC in merito a exit strategy dalle manovre straordinarie di politica monetaria non sia così imminente e, inoltre, che il mercato resterà estremamente sensibile (e volatile) rispetto ai dati/indicatori economici sugli Stati Uniti che verranno nelle prossime settimane.

Il dollaro americano resta perciò senza dubbio all’interno di un forte bullish trend ma il mercato potrebbe andare a scontare in termini di aspettative il protrarsi dei tempi di maturazione per eventuali cambiamenti di policy della Fed con effetti di importanti correzioni proprio sul greenback che così potrebbe essere nel breve periodo nuovamente venduto.

Ciò non potrà però rivelarsi strutturale, a nostro avviso, per via di dinamiche comparative con le altre aree valutarie/economiche decisamente più in difficoltà dell’America e perché, dal punto di vista della modellizzazione economica, il dollaro resta ancora pesantemente sottovalutato contro il paniere delle maggiori valute per valori in alcuni casi del 40%.

Altro attore protagonista della scena è senz’altro lo yen che si è rafforzato negli ultimi due giorni in maniera significativa e che ora si trova su punti tecnici delicati, scontando il tonfo del Nikkei che in due giorni ha perso il 10% del suo valore sul preoccupante rialzo dei rendimenti obbligazionari e che ha dimostrato una volatilità estrema (il CME ha aumentato i margini sui futures dell’indice).

Ad ora, sul fronte azionario, diventano cruciali i supporti che sono andati a crearsi dopo gli importanti ribassi di ieri; se questi dovessero cedere, da un punto di vista tecnico è lecito aspettarsi ulteriori storni, rammentando la pubblicazione alle 10 dell’Indice Ifo e alle 14,30 quella degli Ordinativi dei Beni Durevoli degli Stati Uniti.

EurUsd

Sul grafico giornaliero è ancora possibile apprezzare una chiara pin candle ribassista di test dell’area di resistenza in corrispondenza di 1,30 e della media mobile a 21 periodi, il cui segnale può ancora rivelarsi valido anche se in primo luogo frenato dal buon superamento della soglia di 1,29. La price action di breve resta ancora piuttosto incerta, con il solo aiuto delle medie mobili di breve e di lungo che sul grafico orario si posizionano al di sotto del prezzo costituendo una fascia di supporto che coadiuva quello statico a 1,2890. Un superamento al rialzo di 1,2955 diverrebbe interessante in ottica dell’approdo a 1,30, mentre un fallimento del sopracitato livello ci permetterebbe di ricercare livelli quali 1,2840 e 1,2795.

UsdJpy

Estremamente volatile il cambio che nella mattinata di ieri ha provato a rompere importanti supporti sotto 101,25, salvo poi ritracciare proprio sul test delle media mobile esponenziale a 21 periodi del grafico giornaliero. Il livello di 100,85 diventa l’ultimo minimo relativo cruciale per eventuali ribassi del cambio verso l’importantissimo livello di prezzo di 99,85. 101,80 la resistenza di riferimento per allunghi verso 102,40.

EurJpy

Il parziale disallineamento dei cambi originali eur/usd e usd/jpy che sono, per poco, tornati a muoversi in maniera concertata, hanno provocato buona volatilità sul cross che si è portato verso la rottura del supporto a 131,10 per affondare poi sotto quota 130. Questo è testimoniato dalla pin candle rialzista sul grafico giornaliero che potrebbe fornire la possibilità di posizionarsi long nell’ottica di potenziali breakout rialzisti verso i massimi relativi in area 133,80. Nel breve il pivot point e i minimi precedenti fanno di 131,60 un buon livello di resistenza per rimbalzi verso il 131,10 e il 130,75.

GbpUsd

Perdura, nel breve-medio periodo, lo scenario profondamente ribassista per il cable che, dopo la rottura della flag ribassista (quella di medio periodo ben visibile su un daily) può da un punto di vista tecnico, ulteriormente acuire la discesa fino a 1,4970. Un time frame indicativo nella lettura della price action può essere quello a 4 ore dove si può apprezzare una flag ribassista sostenuta dalla tenuta della media mobile esponenziale a 21 periodi che lavora da resistenza al prezzo in corrispondenza dell’ottimo livello statico a 1,5110. La tenuta di questo potrebbe avvalorare la figura circa possibili ritorni a 1,5070 e 1,5015, mentre il suo superamento vedrebbe in 1,5160 e 1,5220 i possibili obiettivi.

AudUsd

Prove di correzione per l’aussie, sullo sviluppo ieri dell’ottima divergenza rialzista sul grafico a 4 ore che ha visto nella consueta media a 21 periodi un punto di ostacolo efficace. Ora, prima dei minimi relativi a 0,96, a 0,9680 è individuabile un buon supporto per tentativi verso 0,9745. A quel livello, ulteriori respingimenti del prezzo aprirebbero la strada per importanti ribassi sul cruciale 0,96.

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