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I TAGLI FED FERMANO LA FUGA DAI LISTINI

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(WSI) –
Il mondo continua a essere un po´ paradossale. Chiunque può leggere sui giornali lo stato dell´economia mondiale e certamente non ci sono notizie confortanti. In Europa il rallentamento della congiuntura e già iniziato a andrà avanti forse per tutto il 2008, certamente per la prima metà (abbondante). Per quanto riguarda gli Stati Uniti gli economisti sono lì che discutono: sono divisi fra quanti sostengono che ormai la recessione è inevitabile e quanti invece sono dell´idea che potrà essere sostituita da un anno o due di crescita molto bassa e lenta (intorno al 2 per cento appena). E non vanno meglio le cose in Asia, dove la crescita c´è, ma è fin troppo vivace. E quindi si intravede una brusca frenata nel giro di qualche mese.
A tutto questo, per completare il quadro delle notizie “nere”, bisogna aggiungere il petrolio a 92 dollari al barile e la crisi dei prestiti subprime che non è affatto finita. Infine, gli utili delle aziende reggono, ma non potrà durare ancora a lungo, in un mondo che ha tutti i problemi che abbiamo appena elencato. Basterebbe la metà di queste cose per vedere una fuga in massa dai listini.

Invece non è così. Le Borse stanno sui loro massimi storici. E questa settimana, giusto per dare torto ai pessimisti, lo Standard & Poor´s 500 a New York è andato su del 2,3 per cento mentre la crescita del Nasdaq ha sfiorato il 3 per cento. Tutti pazzi? In parte probabilmente sì. Ma gli ottimisti, quelli che stanno comprando insomma, avanzano qualche spiegazione per il loro apparentemente bizzarro comportamento. La prima cosa a cui si aggrappano è un proverbio: «Never fight the Fed», mai andare contro la Federal Reserve. E la Banca centrale americana ha appena abbassato i tassi di interesse di 50 basis point, martedì taglierà altri 25 basis point, altri 25 li farà fuori a dicembre. E altri 25 in primavera.

Più che dei segnali di ottimismo, si sente dire, queste sono spintonate verso i listini. Mai si era vista una Fed tanto decisa a sostenere i corsi. E la Fed, dice il proverbio, non va mai combattuta. Insomma, se la Fed indica una strada, mai andare nella direzione opposta. E quindi si compra. Ma non c´è solo questo (che basterebbe). C´è anche il fatto che il petrolio a 92 dollari al barile, se deprime le economie e preoccupa i governi, in compenso sta creando molti nuovi super-ricchi nelle aree del petrolio (governi, sceicchi, e magnati vari, oligarchi). E tutti questi super-ricchi (che già erano molto ricchi, per la verità) hanno il denaro che proprio non gli sta più in tasca. Dove vanno a metterlo? In Borsa. Qualche azione crolla? Bene, allora è il momento di comprare. E forse non sbagliano. Inoltre, dalla Cina e dall´Asia continuano a arrivare fiumi di denaro. Denaro che, alla fine, dopo aver esplorato l´oro e altri territori, va comunque verso i listini più importanti.

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In sostanza, i broker di Wall Street si trovano da una parte con la Federal Reserve che taglia il costo del denaro a ritmi sempre più frenetici (per spingerli a tenere su i listini), e dall´altra con i torrenti di denaro in arrivo dal mondo del petrolio e dell´Asia. Che cosa dovrebbero fare? Dire no a tutti e rimandare quel denaro a casa? No. Lo smistano, comprano. E fanno salire gli indici.


E c´è una cosa in più. Alcuni di loro sostengono che, storicamente, è proprio in momenti confusi, e difficili, come questi che nascono le grandi operazioni di fusione e concentrazione. Nel mondo di Internet questo sta accadendo già da un po´ di tempo (i “social network” stanno passando di mano a prezzi folli). Nel mondo delle grandi banche e delle assicurazioni non è proprio detto che tutti i grandi giochi siano già stati fatti. C´è, e ci sarà sempre di più, grande fermento nel mondo delle telecomunicazioni. Si parla, ad esempio, di una possibile vendita in blocco di tutto il mondo di 3G.


Ma anche l´impero di Orascom-Wind è al centro di qualche grande operazione. E anche le quattro grandi Telecom europee (Italia, Francia, Germania e Spagna) dovranno inventarsi qualcosa nel giro se non di qualche mese, di qualche anno. Anche perché la tecnologia, come la vecchia talpa, sta scavando sotto queste società e ne sta cambiando i connotati quasi settimana dopo settimana. Al punto che fra qualche anno si scoprirà, forse, che sono diventate operatori multimediali che, come gadget, regalano anche telefonate alla vecchia zia o alla fidanzata. Inoltre, non è ancora chiaro dove finirà il mondo Internet, anche se, a giudicare dai prezzi dei “social network”, c´è qualche probabilità che diventi il centro di ogni cosa. E, in questo caso, meglio aver comprato qualcosa adesso, anche se i prezzi sono già elevati.

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Insomma, la congiuntura non è brillante e probabilmente il mondo sta andando verso una pausa (dopo quattro-cinque anni di crescita forsennata), ma non si fermerà. E, quando i giochi riprenderanno, il terreno di sfida e di scontro sarà come sempre rappresentato dalle Borse. E quindi, poiché i soldi non mancano, è meglio comprare qualche buon posto in tribuna. Così ragionano quelli che in questi giorni stanno mandando su i listini, apparentemente contro ogni logica.

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