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Giornata nera per criptovalute, Cina: “basta trading”

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Giornata da dimenticare per le criptovalute. Che, senza nessuna eccezione,  registrano cali a doppia cifra. Le vendite sono scattate dopo un possibile nuovo stop alle attività di trading da parte della Cina.

Secondo quanto riportato dalla Reuters, le autorità cinesi avrebbero intenzione di vietare il trading centralizzato delle criptovalute, ovvero quello che si realizza attraverso piattaforme come Coinbase o Kraken, i canali dove più facilmente è possibile acquistare e vendere elettroniche.

L’indicazione arriverebbe da una memo inviata dal vice governatore della banca centrale cinese, Pan Gongsheng, durante un incontro tra le autorità di controllo su Internet.

Va ricordato che le autorità cinesi hanno già vietato il trading dalle piattaforme di scambio, hanno limitato l’attività delle miniere di criptovalute, anche se lo scambio e le operazioni in Bitcoin proseguono attraverso canali alternativi.

Il Bitcoin scivola del 12% a $12,255. Ancora più significativo il crollo di Ethereum, che questa mattina scende del 17%, avvicinandosi quasi alla soglia dei 1000 dollari. Non va meglio a Ripple che precipita di oltre 20 punti percentuali a 1,43 dollari.

La notizia in arrivo dalla Cina si aggiunge a quella arrivate dalla la Corea del Sud, uno dei Paesi dove le criptovalute sono maggiormente diffuse, che ha ipotizzato un possibile stop agli scambi.

Non solo. Non aiutano nemmeno le dichiarazioni di ieri della Banca Centrale dell’Indonesia, la quale ha lanciato un allarme sui rischi delle monete virtuali definendole “altamente speculative” e in grado di creare “bolle finanziarie oltre ad essere utilizzate per il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo“.

A livello di fondamentali c’è chi si preoccupa inoltre del fatto che l’80% dei Bitcoin siano stati già creati, ma questo è un fattore che delle due tenderà a beneficiare i prezzi, visto che evidenzia una scarsità dell’offerta. Sebbene il restante 20% sarà più difficile da “minare” perché l’algoritmo diventa sempre più complicato, stupisce che soltanto a nove anni di distanza dalla nascita del primo esemplare di Bitcoin, 16,8 milioni di Bitcoin (BTC) sono stati creati. Il codice sorgente del Bitcoin ha un tetto massimo di token che possono essere emessi e gli otto decimi del totale di 21 milioni è un traguardo che è stato raggiunto il 13 gennaio scorso.

La mania del Bitcoin impazza dovunque: in Russia due centrali di energia elettrica sono state vendute al prezzo di 160 milioni di rubli (circa 3 milioni di dollari) a un gruppo che fabbrica criptovalute, il cui intento è ampliare le sue operazioni. Il governo russo sta tentando di far diventare il paese una rete internazionale per la creazione di cripovalute. I due impianti si trovano nella regione di Perm, sulle colline occidentali degli Urali, al confine con la Repubblica di Udmurtia.