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Gestori pronti a No-deal Brexit, ma non saranno immuni a danni

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La maggior parte dei gestori si dice essere pronto alla Brexit e sarebbe in grado di continuare a operare in modo pressoché invariato, anche nell’eventualità di un no-deal: è quanto affermato in maggioranza da oltre 20 società di asset e wealth management mondiali, attive in tutte le asset class, intervistate in un nuovo studio di PwC. Secondo il report “Oltre la Brexit: l’impatto sugli asset e wealth manager europei”, tuttavia, permane l’incertezza sul futuro delle relazioni tra Regno Unito e Ue. “Sebbene il regime di equivalenza dell’Unione offra un’assicurazione potenzialmente solida contro i rischi di future incertezze”, si legge in una nota della società di revisione contabile, “i gestori patrimoniali potrebbero subire danni ulteriori nel caso in cui le negoziazioni venissero politicizzate”.

In particolare, resta incerto il futuro del settore dell’asset management nel Regno Unito. I policymaker e gli addetti ai lavori, scrive PwC, dovranno concentrarsi sul rafforzamento del ruolo del Regno Unito quale centro d’eccellenza per la gestione dei portafogli d’investimento, mentre una valida opzione per favorire la crescita dei fondi consiste nello stabilire l’entità dell’allineamento normativo e fiscale con il diritto dell’Unione Europea.

Gestori sperano nell’equivalenza normativa Uk-Ue

“Il messaggio che abbiamo ricevuto è che il Regno Unito continuerà a essere parte integrante dell’ecosistema finanziario europeo anche dopo la Brexit”, ha commentato Mauro Panebianco, Responsabile EMEA Advisory Asset e Wealth Management di PwC, “a tal fine, e per prevenire ulteriori fratture, incertezze e costi per le imprese e gli investitori, i nostri clienti desiderano uno stretto allineamento tra il Regno Unito e i 27 Paesi membri dell’Ue, all’insegna dell’equivalenza normativa”.

Quanto ai gestori dei 27 paesi membri dell’Ue, regna ancora l’incertezza sulle migliori modalità di accesso al redditizio mercato britannico nello scenario post Brexit. “I principali Paesi tra i 27 membri dell’Ue, quali ad esempio Irlanda e Lussemburgo, hanno ora l’opportunità di consolidare e potenziare i propri settori d’investimento”, ha precisato PwC, “ma la frammentazione e la competizione interna pongono l’industria di fronte a potenziali rischi”.