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Generali: Mediobanca pronta a chiedere la testa dell’ad Perissinotto

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Roma – Il ceo group di Generali, Giovanni Perissinotto, non intende dimettersi al cda convocato per domani e in una lettera inviata ai consiglieri del gruppo lancia dure accuse a Mediobanca che ”pensa di avere diritti speciali” sulle Generali.

Il rialzo del titolo si è rafforzato dopo la conferma che, in vista del consiglio di amministrazione convocato per domani, l’amministratore delegato, Giovanni Perissinotto, non intende dimettersi e quindi si andrà con ogni probabilità a una conta sulla sua permanenza. Intanto tempo Exane fa i conti in tasca a Generali, serve aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro.

In una nota raccolta da milanofinanza.it non può fare a meno di osservare che il bilancio della compagnia è debole, la solvibilità bassa: 133% nel primo trimestre 2012, ben al di sotto dei competitor (180%), e che le dismissioni di asset per accrescere la solvilibilità in questo mercato sono tutt’altro che facili. Inoltre c’è un prestito obbligazionario subordinato di 750 milioni di euro con una prima possibilità di rimborso nel mese di luglio che probabilmente non sarà facile rifinanziare e per gli analisti di Exane potrebbe essere un’opzione non richiamarlo.

Così la società si trova di fronte due opzioni che potenzialmente potrebbero anche essere combinate, ovvero una politica dei dividendi pari a zero e un aumento di capitale che Exane quantifica in 3,5 miliardi di euro.

“Voglio anticipare a tutti voi consiglieri – ha scritto Perissinotto – che non ho alcuna intenzione di accogliere la mozione di sfiducia anticipatami dall’azionista Mediobanca e di presentare le mie dimissioni. Cio’ per la semplice ragione che non esiste un motivo oggettivo per farlo; per la verita’ ci sono tutte le ragioni per non farlo”.

“Esprimo anzitutto la mia incredulita’ perche’, in un momento cosi’ impegnativo e delicato sia per le Assicurazioni Generali che per il Paese del cui sistema finanziario Generali e’ una parte importante, il nostro socio di maggioranza relativa ritenga appropriato o consigliabile mettere ancora una volta i propri interessi sopra quelli della Compagnia, dei suoi assicurati, dei suoi impiegati e della stragrande maggioranza dei suoi azionisti”.

Perissinotto sottolinea che “nonostante negli anni io abbia mio malgrado preso atto che Mediobanca ritiene di avere diritti speciali sul destino” delle Generali, “sono ancora incredulo di fronte a quanto mi e’ stato comunicato dal socio Mediobanca lo scorso mercoledi’, ovvero che gli amministratori su cui detto socio ritiene di esercitare una speciale influenza non avrebbero piu’ fiducia nella mia leadership”.

Il ceo group di Generali rivendica che e’ “lontana da me l’idea di mettere la salvaguardia della mia personale posizione sopra gli interessi di Generali” e poi illustra che “l’insoddisfacente” performance del titolo “non e’il risultato di errori di gestione” ma e’ legato alla percezione dei mercati sull’esposizione di Generali verso l’Italia.

Ancora: “so che l’indipendenza che io assieme al management abbiamo sempre cercato di perseguire e’ stata talvolta di poco aiuto al ruolo sistemico che alcuni ritengono Mediobanca dovrebbe giocare nel nostro Paese. Ma ho sempre considerato questo problema come un problema del nostro azionista e non nostro”. In tempi recenti pero’ “questa indipendenza di spirito e di azione ha provocato un irrazionale sospetto da parte del management di Mediobanca” continua Perissinotto riferendosi all’operazione Fonsai-Unipol sponsorizzata da Mediobanca. Mentre io ho seri dubbi sulla visione strategica di questa operazione, non solo per la inquietante prova che non si puo’ certo ignorare riguardante la salute finanziaria di quello che dovrebbe essere il salvatore; al contrario di quella che sembra essere la convinzione del top management di Mediobanca io non reputo che sarebbe corretto per me essere coinvolto in alcun modo nella vicenda Fonsai. In ogni caso, e’ evidente che la errata convinzione che io abbia in qualche modo aiutato – o piu’ precisamente non abbia esercitato la mia influenza per evitare la partecipazione di una parte in transazioni che ‘minacciano’ interessi vitali per Mediobanca – sia all’origine della mozione di sfiducia mossami quale Ceo di Generali. Non ho dubbi che dal nostro azionista di riferimento abbia gia’ individuato un candidato ‘presentabile’ per ricoprire la posizione di Ceo in Generali e scelto all’esterno del nostro gruppo. Tuttavia per quanto questa persona possa essere rispettabile, la sua scelta non potra’ fare a meno di essere ‘inquinata’ dal fatto che la sua nomina e’ dettata da logiche che prescindono valutazioni di business”.

Perissinotto conclude la lettera annunciando che non si dimettera’ e facendo notare che “qualsiasi mossa in grado di destabilizzare la piu’ grande istituzione finanziaria del paese nella percezione del mercato sarebbe quantomeno inappropriata”.

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Il contenuto di questo articolo – pubblicato da Il Fatto Quotidiano – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma – Ribaltone in vista alle Generali. È stata convocata per domani una riunione straordinaria del consiglio di amministrazione della compagnia triestina, cassaforte miliardaria e crocevia del potere della finanza nostrana. All’ordine del giorno, secondo fonti bancarie, ci sarebbe la sostituzione dell’amministratore delegato del gruppo, Giovanni Perissinotto.

Lo showdown arriva dopo mesi di grandi manovre, di spifferi e boatos che lasciavano intuire l’avvicinarsi dell’attacco finale al numero uno. Solo un mese fa in un’intervista al Corriere della Sera, l’imprenditore Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, grande azionista con il 3 per cento delle Generali, era arrivato a chiedere senza giri di parole un cambio al vertice della compagnia.

Del Vecchio è uomo abituato a parlar chiaro. E la sua clamorosa uscita pubblica serviva a mettere in risalto i motivi d’insoddisfazione di molti dei soci più importanti del gruppo assicurativo.

A guidare l’assalto finale sarà Mediobanca, storico azionista di riferimento delle Generali. La partecipazione del 13 per cento nel capitale della compagnia è di gran lunga l’attività più importante del portafoglio della banca milanese, da sempre abituata a decidere chi comanda a Trieste. Non bastasse, anche altri soci di peso da mesi remano contro Perissinotto.

Tra questi, il gruppo De Agostini guidato da Lorenzo Pellicioli e Gaetano Caltagirone. Per comprendere il motivo del loro malcontento basta dare un’occhiata al grafico di Borsa del titolo Generali. Nell’ultimo anno la quotazione si è sgonfiata del 45 per cento. Un ribasso ben maggiore rispetto a quello di concorrenti internazionali come la tedesca Allianz e anche la francese Axa.

La caduta del titolo ha provocato perdite per decine e decine di milioni nei conti dei soci maggiori, alcuni dei quali avevano comprato i titoli a prezzi a volte più che doppi in confronto alle quotazioni correnti. Da qui le pressioni per un cambio al vertice, che si sono accentuate negli ultimi mesi.

Perissinotto si è difeso attribuendo la sfiducia dei mercati alle forti quantità di titoli di Stato italiani in portafoglio alla compagnia, un po’ come è successo per i maggiori istituti di credito nazionali. I critici però segnalano che nel portafoglio delle Generali ci sono anche investimenti finanziari, primo tra tutti quello nella Telecom (via la holding Telco), investimenti che servono a puntellare il sistema di potere, ma fin qui hanno prodotto solo forti perdite.

Poi c’è il capitolo degli immobili. Anche in questo campo la strategia del gruppo triestino non fin qui dato i frutti sperati. Non a caso Del Vecchio citava nella sua intervista il caso del nuovo quartiere milanese Citylife, in cui le Generali sono il principale azionista. Un impegno anche in questo caso di centinaia di milioni dai ritorni ancora incerti. Infine, è stata molto criticata anche l’alleanza con il finanziere ceco Petr Kellner, che è servita a rafforzare le posizioni nei Paesi dell’Est. È possibile che domani si vada alla conta dei voti e al momento sembra prevalere il fronte che

chiede la testa dell’amministratore delegato. Al suo posto potrebbe sbarcare a Trieste una vecchia conoscenza del mercato assicurativo come Mario Greco, in passato alla guida della Ras del gruppo Allianz e da qualche anno al vertice della compagnia svizzera Zurich dopo essere transitato anche da Intesa. Se la riunione di domani si dovesse concludere con l’uscita di Perissinotto assisteremmo al secondo ribaltone nel giro di poco più di un anno. Nell’aprile del 2011 era stato messo alla porta il presidente Cesare Geronzi e a coalizzare un’alleanza contro il banchiere era stato proprio Perissinotto con l’aiuto determinante del capo di Mediobanca, Alberto Nagel.

È durata poco. Il malumore dei soci maggiori è andato via via aumentando fino alla resa dei conti di domani. Con Perissinotto ormai pronto alle dimissioni.

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