NEW YORK (WSI) – Vladimir Putin potrebbe lasciare la presidenza russa a fine anno. Si tratta solo di un’anticipazione, ma l’argomentazione di un gruppo di navigati analisti di geopolitica è suffragata dai fatti.
Dal 2014 i rapporti tra Europa e il suo più potente “vicino di casa”, la Russia, si sono deteriorati in modo drastico. Dopo l’annessione della repubblica di Crimea, la guerra civile in Ucraina dell’Est e l’intervento militare in Siria, voluto dal leader del Cremlino Putin per difendere con i denti l’ultimo bastione mediorientale rimasto a Mosca, la tensione è salita ulteriormente.
I rapporti si sono incrinati e la propaganda dei media occidentali anti Putin si è intensificata. Questo ha portato gli analisti di geopolitica di LEAP a teorizzare nell’ultimo rapporto GEAB (Global Europe Anticipation Bullettin) l’impensabile: l’uscita dalla scena politica dello zar Putin dopo quasi vent’anni di “regno”.
La prima considerazione degli esperti è che l’operazione militare in Siria ha completamente cambiato le carte in tavola. Secondo le loro anticipazioni, prima dell’inizio del 2017 l’ex funzionario del Kgb, primo ministro o presidente del Cremlino dal 1999, annuncerà che si terranno elezioni presidenziali anticipate nelle quali non si presenterà.
Attacco in Siria evento catalizzatore
L’attacco aereo russo è stato il catalizzatore di un grande processo di transizione in Medioriente. L’Europa continua ufficialmente a rifiutare di confrontarsi sul piano diplomatico con i russi, infuriata per il fatto che Mosca basi le sue scelte di politica estera sulla legittimità dei suoi interessi nazionali.
Allo stesso tempo la Russia è alle prese con una crisi economica pesante, aggravata dai bassi prezzi del petrolio e delle risorse energetiche da cui tanto dipendono le sue esportazioni e ricchezze. L’intransigenza europea nei confronti delle autorità russe rischia di sgretolare le zone di cuscinetto al confine russo-europeo, come l’area del Baltico, dei Balcani e dell’Europa dell’Est in generale.
La Russia non desidera essere integrata in un universo paneuropeo che strizza gli occhi ai suoi ricchi oligarchi. Tuttavia è chiaro a entrambi i fronti che l’organizzazione e futuro della regione dei Balcani è di vitale importanza per il dialogo russo-europeo.
Per l’Europa sarebbe ideale raggiungere un’indipendenza politica ed economica del suo continente, ma un’isolamento è proprio la prima cosa da evitare al momento. Per scongiurare un simile scenario, le autorità europee – che sono carenti di una vera leadership – “devono riconoscere la legittimità delle scelte strategiche e politiche degli avversari dello scacchiere geopolitico mondiale, senza rinunciare ai suoi valori universali ma al contempo mettendo da parte la sua vocazione di giudice”.
I valori che non sono più accettati da tutti non si possono più considerare valori universali. Se l’Europa lo riconosce senza sentirsi “offesa”, sarà a quel punto in grado di avviare un grande progetto di ripensamento di una serie di principi universali di base “inviolabili”, in cui tutti possano veramente riconoscersi. Almeno fino alla prossima crisi.
Fonte: GEAB 105