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Gazprom minaccia di chiudere i rubinetti verso l’Europa

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NEW YORK (WSI) – Anche se la crisi pare rientrata, le forniture di gas russo all’Europa rischiano comunque di uscire compromesse dalle turbolenze in Crimea. L’80% del gas proveniente da Mosca e diretto in Europa passa dai gasdotti dell’Ucraina.

Gazprom ha avvertito della possibilità che le esportazioni vengano ridotte. La Russia ha già usato in passato il blocco dei trasferimenti di fonti energetiche e in particolare di gas per mettere pressione sui Paesi occidentali confinanti.

Spesso in questi casi si parla di “guerra del gas”, un conflitto tra due Stati (Mosca e Kiev) che ricalcherebbe quanto avvenuto quasi dieci anni fa e che ebbe un impatto anche oltre confine. La Russia, dopo tutto, conta per il 30% del gas esportato in Europa.

Dopo che Russia e Ucraina non hanno trovato un accordo tra il 2005 e il 2006 sul prezzo del gas, Gazprom ha semplicemente chiuso i rubinetti. L’azienda è così importante per Mosca che è stata anche un Ministero in passato e il suo ex Presidente è l’attuale primo ministro Dmitry Medvedev.

L’impatto delle ultime notizie è stato immediato, non solo in Ucraina. Il Paese è attraversato da gasdotti costruiti nell’era sovietica che trasportano gas naturale a diversi Stati membri dell’Unione Europea.

Più di un quarto del fabbisogno di gas complessivo della Ue proviene dalla Russia e circa l’80% di questa quota passa dalle pipeline ucraine. Austria, Francia, Germania, Ungheria, Italia e Polonia hanno già notato un calo della pressione di gas nelle proprie pipeline di anche il 30%.

Prima dello scoppio della crisi in Crimea le autorità andavano dicendo che le forniture di gas all’Europa non erano minacciate, perché Putin fa affidamento su una tale fonte di guadagno. Ma i commenti di Gazprom cambiano tutto.