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Fondi immobiliari italiani, patrimonio netto raddoppiato in 9 anni

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L’investimento nel mattone conquista anche quando il risparmio non viene indirizzato direttamente in immobili, bensì su fondi e reits: secondo le stime del report “I Fondi immobiliari in Italia e all’estero” il patrimonio gestito nei maggiori otto Paesi crescerà del 9,6% entro fine 2019 a quasi 700 miliardi.
Il dato del report, a cura di Scenari Immobiliari e Studio Casadei, si riferisce ai fondi di Spagna, Italia, Francia, Regno Unito, Svizzera, Lussemburgo e Olanda. In Italia il comparto dei fondi immobiliari continua a crescere in modo sostenuto, con un peso, sul resto sul mercato europeo, di circa il 10%.

Il valore del net asset value dei fondi esprime il proprio crescente rilievo, poi, se si allarga lo sguardo a un periodo più lungo: rispetto al 2010 il nav si è moltiplicato per 2,5 volte; in Italia, nello stesso periodo, è raddoppiato.

Ma crescere sono anche i rendimenti: “La performance complessiva dei fondi europei”, ha sottolineato Mario Breglia presidente di Scenari Immobiliari, “è in aumento rispetto all’anno precedente, intorno al 3,8%, grazie soprattutto alla diminuzione del numero di veicoli con performance negative.
Con riferimento all’asset allocation, in generale, le società di gestione puntano alla diversificazione, motivata dalla ricerca di rendimenti competitivi e dall’esigenza di una maggiore suddivisione del rischio”.

 

La composizione del portafoglio

“Si registra una certa stabilità in tutti i settori, confermati gli investimenti destinati agli immobili residenziali, pari a circa il 15%. Gli uffici continuano a rappresentare il core business di molte società e riuniscono il 43% delle superfici dei portafogli dei fondi immobiliari europei.
Il settore retail è stabile, con il 22%, e vede concentrarsi i nuovi investimenti sugli spazi innovativi e su quelli legati all’e-commerce, mentre sono considerati sempre meno strategici gli immobili commerciali tradizionali schiacciati dal peso crescente del commercio on line”, ha aggiunto Breglia, “è il momento anche di tornare a considerare prodotti finanziari a contenuto immobiliare per piccoli e medi risparmiatori, sul modello di prodotti di successo in Francia e altri Paesi. Servono strumenti e regole nuove, improntate a efficienza e trasparenza”.