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Foà (AcomeA): coronavirus è un’opportunità per credere e investire in Italia

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Lo stop all’emergenza sanitaria è la priorità del Governo e delle Regioni ma anche quella economica, strettamente connessa, deve essere ben presente specie quando si parla e programma la cosiddetta Fase 2.

Dal punto di vista economico il mondo, a un certo punto, si riprenderà, grazie allo sforzo coordinato a livello mondiale delle banche centrali e dei Governi. Il Coronavirus rappresenta in ogni caso un’opportunità per credere e investire in Italia e nella nostra economia come afferma Alberto Foà Presidente di AcomeA SGR.

Lato strategia di investimento, l’esperto indica di usare questa fase per aumentare l’investimento in azioni che, in questo momento, sono particolarmente depresse.

La Borsa Italiana è fra quelle in condizioni più critiche, basti pensare che Il valore totale delle imprese italiane quotate è oggi uguale al valore di Facebook. Il rapporto fra capitalizzazione di Borsa e Pil in Italia è fra i più bassi del mondo occidentale. A fine 2018, era pari al 36% contro il 148% degli USA, il 107% del Regno Unito, l’88% della Francia, il 66% del Brasile, il 55% della Germania e il 46% dell’Indonesia.

Un contesto questo così descritto che appare particolarmente svantaggioso per le imprese italiane che hanno grosse difficoltà a raccogliere capitali freschi per investimenti sul mercato.

Tuttavia, sottolinea Foà, è un momento molto interessante per investire in Italia anche perché il nostro Paese si caratterizza per avere un rapporto molto elevato fra ricchezza finanziaria privata e reddito disponibile.
A fine 2017 la ricchezza netta delle famiglie italiane era pari a 9.743 miliardi di euro, 8 volte il loro reddito disponibile e gli immobili hanno costituito la principale forma di investimento delle famiglie per un valore di 5.246 miliardi di euro. Il totale delle passività delle famiglie è stato pari a 926 miliardi di euro (principalmente mutui casa).

Questa ricchezza finanziaria degli italiani è per la stragrande maggioranza investita in obbligazioni, in polizze assicurative a rendimento più o meno garantito. Ci sono 1.500 miliardi depositati in conti correnti, pari a quasi il 100% del PIL. Perché, quindi, prima di chiedere soldi all’Europa, non spingiamo affinché almeno una piccola parte di questa liquidità dormiente, affluisca in Borsa dando sostegno alle nostre imprese? Sosteniamo il sistema Italia. È nostro dovere essere i primi a credere nella nostra economia, una economia, da un punto di vista imprenditoriale, forte e competitiva a livello internazionale.