Economia

Fmi: Italia, fuga di capitali. 235 miliardi, il 15% del Pil

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Nei mesi scorsi l’Italia è stata colpita da una vera e propria fuga di capitali che ha investito la periferia dell’area euro, e che nella penisola ha coinvolto soprattutto gli investitori esteri facendo uscire dal paese 235 miliardi di euro, l’equivalente del 15 per cento del Pil. Lo rileva il Fondo Monetario Internazionale in una analisi inserita nell’ultima edizione del suo Global Financial Stability Report, la relazione sulla stabilità finanziaria presentata a Tokyo in occasione delle assemblee autunnali con la Banca Mondiale.

“Sia la Spagna che l’Italia hanno sofferto massicci deflussi di capitali nei 12 mesi conclusi a giugno: dell’ordine dei 296 miliardi di euro per la Spagna, ossia il 27 per cento del Pil, e di 235 miliardi di euro per l’Italia – recita il rapporto – il 15 per cento del Pil -.

Specialmente in Italia, un’ampia quota di questi deflussi è stata dovuta a investitori esteri che si ritiravano dalla periferia dei mercati dei bond. In Spagna i deflussi hanno avuto una base più ampia, e una parte significativa ha riguardato le obbligazioni di società private, mentre i declassamenti di rating sul debito pubblico sono stati seguiti da declassamenti di società spagnole”. Infine il Fmi avverte che “l’erosione della base di investitori esteri sulla periferia mette in rilievo le sfide che questi paesi devono affrontare per rifinanziarsi”.

Ancora, l’Italia dovrà spendere il 14 per cento di tutte le sue entrate fiscali solo per ripagare gli interessi sul debito pubblico nel 2017, posto che rendimenti e spread dei titoli di Stato rimangano ai livelli attuali.

Perché in assenza di una piena attuazione delle misure di risanamento previste gli spread potrebbero tornare ad aumentare in maniera significativa, e allora il costo di questi interessi salirebbe al 18 per cento delle entrate fiscali.

A fare queste previsioni è il Fondo monetario internazionale, che nel suo ultimo Global Financial Stability Report avverte anche come eventuali “aumenti degli spread e aggravamenti dei consti degli interessi potrebbero portare a ulteriori declassamenti di rating”. Un quadro impegnativo in cui l’Italia si trova in compagnia della Spagna.

“Le agenzie di rating – nota il Fmi – hanno citato le condizioni di finanziamento come giustificazione di declassamenti anticipati, e stanno mantenendo prospettive di rating negative o esami per possibili declassamenti sulla maggior parte dei paesi dell’area euro. Anche se gli spread dovessero restare ai livelli attuali, i paesi devono fronteggiare un aumento del fardello sul pagamento degli interessi sui debiti pubblici. Lo scenario di base implica che in Italia e Spagna il conto degli interessi salirà al 14 per cento delle entrate per il 2017”.