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FINALMENTE CADE LA TESTA SCAJOLA DAL GOVERNO BERLUSCONI

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(WSI) – «Mi devo difendere, per difendermi non posso fare il ministro come ho fatto in questi due anni». Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, sotto pressione da giorni per essere rimasto coinvolto nelle indagini di Perugia sugli appalti per le grandi opere, in un incontro con i giornalisti ha comunicato le proprie dimissioni da ministro. «Sto vivendo da dieci giorni una situazione di grande sofferenza. Sono al centro di una campagna mediatica senza precedenti e non sono indagato. Mi ritrovo la notte e la mattina ad inseguire rassegne stampa per capire di cosa si parla» ha detto Scajola finito al centro di polemiche per aver acquistato un appartamento a Roma, pagato in parte, secondo quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Perugia, con 900mila euro versati dal costruttore Anemone.

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«NON POSSO SOSPETTARE MIA CASA IN PARTE PAGATA DA ALTRI» – «Un ministro non può sospettare di abitare in un’abitazione in parte pagata da altri». È questa la «motivazione più forte» che ha indotto il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola a fare un passo indietro. «Sono convinto – ha aggiunto durante una conferenza stampa al Ministero – di essere estraneo alla vicenda e la mia estraneità sarà dimostrata. Ma è altrettanto certo che, siccome considero la politica un’arte nobile, con la ‘P’ maiuscola, per esercitarla bisogna avere le carte in regole e non avere sospetti. «Ma se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata in parte pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciteranno le azioni necessarie per l’annullamento del contratto di compravendita». Ma «per esercitare l’arte nobile della politica – ha concluso il ministro – non ci devono essere sospetti, le mie dimissioni permetteranno al governo di andare avanti con l’importante lavoro da svolgere per il Paese al quale fino ad oggi anch’io ho contribuito».

GIORNALISTI – «Mi trovo esposto ogni giorno – ha detto Scajola – a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie. In questa situazione che non auguro a nessuno io mi devo difendere. E per difendermi non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni, senza mai risparmiarmi. Ne siete testimoni, ho dedicato tutte le mie energie e il mio tempo commettendo sbagli ma pensando di fare il bene». Scajola ha ricordato di aver ricoperto l’incarico ministeriale «dedicando tutte le mie energie, tutto il mio tempo, commettendo anche sbagli, ma sicuramente pensando di fare il bene».

Poi Scajola ha aggiunto: «In questi due anni ho avviato dei dossier importanti, fondamentali per la crescita dell’Italia: nel campo energetico, la liberalizzazione del mercato del gas, le grandi progettazioni di infrastrutturazione per far pagare l’energia di meno, il ritorno al nucleare nel nostro Paese; abbiamo – ha continuato – appena definito il Piano Berlusconi per il Sud; abbiamo impegnato ogni risorsa possibile per la riforma degli incentivi per dare innovazioni ai prodotti italiani al fine di farli competere nel mondo; ci siamo impegnati – ha aggiunto Scajola – con grande dedizione alla gestione di tavoli difficili per le crisi industriali, più do centocinquanta, con l’obiettivo di risolvere ciò che era possibile nella riorganizzazione industriale per mantenere il nostro paese all’avanguardia».

IL GOVERNO – Poi ha concluso: «Sono certo che le mie dimissioni permetteranno al governo di andare avanti con il lavoro che anche io ho contribuito». Finita la sua dichiarazione Claudio Scajola saluta i giornalisti e se ne va. A questo punto i cronisti protestano rumorosamente perché non hanno avuto modo di fare nemmeno una domanda.

BERLUSCONI – Le dimissioni dal Governo erano già state offerte al Premier nei giorni scorsi. Poi ci sarebbe stato ancora un colloquio martedì mattina nel quale il Presidente del Consiglio avrebbe inviato Scajola a non lasciare l’incarico. Ma alla fine le dimissioni sono arrivate. «Ho avuto attestati di stima da Berlusconi, da colleghi di governo e da tutta la maggioranza» ha affermato Scajola in conferenza stampa.

REAZIONI – Immediate le reazioni del mondo politico. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta si è allontanato dalla sala stampa, senza voler aggiungere alcun commento, salutando i giornalisti con una battuta: «Parliamo dell’Aquila». Il segretario provinciale della Lega Nord, Matteo Salvini, prenota la poltrona per la Lega. «La Lega avrebbe gli uomini e le donne giuste, esperti di azienda e di attività produttive, in grado di portare avanti il ministero di Scajola». Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ha definito «una scelta giusta» quella di Scajola, perché «quello che ha detto non è mai stato convincente». Duro il commento di Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci: «Dopo la scandalosa gestione del G8 di Genova del 2001, il caso Marco Biagi e gli appartamenti con vista sul Colosseo ci permettiamo di suggerire a Scajola di ritirarsi dalla vita politica».

I GIORNALI DEL CENTRODESTRA – La posizione del ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola si era fatta sempre più delicata e il pressing non veniva più solo dal centrosinistra. Anche il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, intervenendo a «La Telefonata», su Canale 5 aveva preso le distanze. «Scajola credo che debba riflettere sul modo nel quale la sua difesa possa essere condotta meglio, se con l’incarico di ministro o senza». Sulla vicenda Scajola, ha detto Gasparri, «c’è una grande libertà di stampa, anche i giornali di centrodestra indagano su questa vicenda, non so se quelli vicini alla sinistra farebbero lo stesso a parti invertite». Gasparri si riferiva ai due editoriali dei direttori de «Il Giornale» e «Libero» che lo invitavano a chiarire la sua posizione. Vittorio Feltri chiedeva al ministro di «fugare ogni sospetto» subito «o finirà male».

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