(Teleborsa) – Mercato italiano dell’auto sotto scacco. Svanito l’effetto positivo degli incentivi governativi dello scorso anno, il settore si trova a fare i conti con la dura realtà . I dati forniti ieri dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti segnalano un peggioramento delle immatricolazioni nel mese di giugno, sia nei confronti dello scorso anno sia rispetto ad aprile e maggio del 2010. In questo contesto va inquadrato il flop della Fiat, che ha registrato il 25,7% delle vendite in meno rispetto a giugno del 2009, ma con una quota di mercato in rialzo rispetto al mese di maggio 2010. La casa torinese, però, trae conforto dai dati giunti dal Brasile, che confermano la propria leadership nel Paese, grazie soprattutto al primo posto nel segmento dei veicoli commerciali leggeri. Buone nuove anche dagli Usa, con la controllata Chrysler che ha riportato un incremento delle vendite di vetture del 35%, registrando una performance doppia rispetto alla media del mercato americano. Particolarmente brillante il risultato del marchio Dodge. Intanto sulla questione Pomigliano sembra essersi aperto uno spiraglio da parte della Fiom, anche se il quotidiano britannico Financial Times ha detto che potremmo aver raggiunto il punto di non ritorno. Le tute blu della Cgil hanno ribadito ieri all’assemblea generale il proprio “no” all’accordo firmato con gli altri sindacati sul futuro dello stabilimento campano. La Fiom si è dichiarata disponibile a trattare, invitando nuovamente la Fiat a riaprire il tavolo delle trattative purchè l’azienda rispetti le leggi, soprattutto in materia di tutela, salute e sicurezza del luogo di lavoro e sul diritto allo sciopero. Non ipotizzabile invece il Piano C, ossia la chiusura dello stabilimento di Pomigliano e la sua riapertura con una newco, almeno secondo quanto dichiarato ieri dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Ma allora a cosa è servito il referendum dei 4.800 lavoratori dello stabilimento di Pomigliano che con il 62,2% ha approvato l’accordo proposto dal Lingotto?
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