Economia

Eurovita, Cinven versa 100 milioni di euro a fondo perduto

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E’ ancora incerta la situazione di Eurovita, la compagnia assicurativa indipendente specializzata nel ramo vita in Italia che è stata commissariata dall’Ivass  che ha deciso di congelare i riscatti delle polizze.

Oggi la compagnia comunica che, a seguito della gestione provvisoria disposta da Ivass per Eurovita Holding spa e per Eurovita spa, il commissario sta procedendo con le attività finalizzate a cercare una possibile soluzione volta al rafforzamento patrimoniale della compagnia.

Eurovita Holding spa ha ricevuto un versamento in conto capitale, a fondo perduto, da parte dell’azionista Flavia HoldCo Limited (entità appartenente al fondo di private equity Cinven), pari a 100 milioni di euro.

Era il 2017 quando il fondo Cinven siglò l’accordo per acquisire Eurovita, la compagnia assicurativa all’epoca controllata all’80% dal fondo JC Flowers da fine 2013.

La crisi di Eurovita si trascina, ormai, da un po’ di tempo. A far emergere i primi problemi erano state le autorità di regolamentazione del mercato assicurativo, che hanno trovato un coefficiente di solvibilità troppo basso, ma soprattutto è stato trovato un capitale non adeguato alle norme regolamentarie. A questo punto è scattata la richiesta di una ricapitalizzazione della società per almeno 200 milioni di euro.

Il punto di Federconsumatori su Eurovita

In merito al commissariamento della Compagnia Eurovita, Confconsumatori invita gli assicurati ad attendere fiduciosi e auspica che possa essere individuata a breve una soluzione a salvaguardia dei risparmiatori. L’associazione, nel ricordare le tutele previste per questo tipo di investimenti, invita gli interessati a rivolgersi ai propri sportelli che garantiranno assistenza in caso di danni.  Secondo l’avvocato Antonio Pinto, responsabile del settore assicurativo di Confconsumatori:

“I clienti Eurovita devono avere fiducia che il commissariamento della Compagnia ed il controllo di Ivass rappresentano la migliore opzione sia per fare chiarezza sull’effettiva situazione patrimoniale, sia per trovare una soluzione positiva. Confconsumatori auspica fortemente che, ad esempio, possa emergere un’altra compagnia o soggetto finanziario capace di rafforzare il patrimonio di Eurovita, anche procedendo ad una acquisizione, a salvaguardia dei clienti e dell’intero sistema. Occorre a tutti i costi risolvere la vicenda, trovando una via ed un soggetto che possa ricapitalizzare Eurovita, per evitare il diffondersi di sfiducia da parte dei tanti risparmiatori che investono in polizze assicurative”.

Il presidente di Confconsumatori Marco Festelli sottolinea:

“E’ importante in queste ore ricordare che i clienti che hanno comprato le polizze Eurovita lo hanno fatto nella consapevolezza di investire in un prodotto finanziario a basso rischio, che spesso nel nome stesso si definisce come polizza vita, e quindi non siamo di certo dinanzi a speculatori. Tali polizze sono nella sostanza prodotti finanziari, investimenti che quindi hanno gradi di rischio diversi fra loro. Ad esempio, chi ha sottoscritto una polizza vita di ramo I, con investimento in una gestione separata non ha praticamente nessun rischio effettivo, mentre chi ha sottoscritto una polizza unit o index linked ha un rischio di subire una perdita, che è collegata anche alla sorte della compagnia.”

In ogni caso, i risparmiatori devono sapere che, in ipotesi di eventuali futuri danni a loro carico, hanno tutti gli strumenti giuridici utili per tutelare le proprie ragioni nei confronti anche degli intermediari/banche che hanno venduto loro tali polizze. Infatti, dal 2018 grazie alla direttiva europea IDD sulla distribuzione dei prodotti di investimento assicurativo, recepita nel nostro ordinamento anche con regolamenti Ivass di attuazione, esistono ormai stringenti obblighi a carico degli intermediari che distribuiscono tali prodotti finanziari, sia in termini di informative che di adeguatezza rispetto al profilo di rischio del cliente. Se la banca venditrice viola anche uno solo di tali obblighi, si configura un inadempimento contrattuale, con la conseguenza che la banca dovrà restituire la sorte capitale investita dal cliente.