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Euro/dollaro: il target di medio periodo

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Legnano – L’evento macroeconomico clou di fine anno non ha scaldato gli operatori dei mercati finanziari e si è sviluppato secondo le attese degli analisti, attese che erano anche le nostre e che avevamo ieri dettagliatamente provato a descrivere. Innanzitutto la Fed non ha toccato i tassi di interesse, in perfetta linea con quanto annunciato alcuni mesi fa sul prolungamento della politica di tassi zero fino al 2015.

L’attuale livello (compreso tra lo 0 e lo 0,25%) è infatti ritenuto adeguato rispetto ad un tasso di disoccupazione superiore al 6,5 (ora al 7,7% e con un tassso di partecipazione ai minimi) e ad un livello di inflazione sotto al 2,5% almeno per un altro anno.

Questa volta infatti la Fed ha comunicato precisi target sia di disoccupazione che di inflazione che dovranno essere raggiunti prima di un qualsiasi rialzo dei tassi di interesse (regola di Evans), sui quali però sarà flessibile così come sulle possibili modifiche ai piani di acquisti di asset.

Ricordiamo come infatti nello statuto della Banca Centrale Americana, oltre all’obiettivo del contenimento dell’inflazione, è presente in maniera chiara quello sulla crescita in gran parte legata al mercato del lavoro.

In seconda istanza, il Governatore dell’Istituto Centrale ha confermato la fine dell’Operazione Twist che prevedeva acquisti di titoli a con scadenza nel lungo periodo e vendita di quelli a breve, con lo scopo di ridurre i tassi a lungo termine cruciali per finanziare gl investimenti e mobilitare il credito alle imprese. In ultimo, ha annunciato un nuovo piano di acquisti di Titoli del Tesoro a lunga e media scadenza per 45 miliardi di dollari al mese a partire da gennaio.

Ricordiamo che questi andaranno ad aggiungersi ai 40 miliardi di dollari di titoli garantiti dai mutui ipotecari che la Fed già acquista da settembre, sull’annuncio di quello che in pratica si è configurato come Quantitative Easing 3. Quest’ultimo, in buona sostanza, prevederà complessivamente una manovra del valore di 85 milardi al mese. Ancora, il banchiere centrale ha parlato di una crescita ancora moderata con previsioni che vanno dal 2,3% al 3% per il 2013, mentre la disoccupazione dovrebbe attestarsi tra il 7,4 e il 7,7%.

In ultimo, e questo era uno dei fronti più caldi, Bernanke si è pronunciato sul fiscal cliff affermando (ma lo sapevamo tutti) che è una fonte di preoccupazione e che sta già manifestando i suoi effetti negativi sulle assunzioni e sugli investimenti delle aziende.

Inoltre, come previsto, ha esplicitamente dichiratao che la Fed non avrebbe strumenti per equilibrare i devastanti effetti derivanti dal precipizio fiscale e che tutti i parametri previsti sono calcolati sul presupposto che si troverà un accordo che sventerà questa possibilità. Il chairman della Fed è apparso tuttavia vago su questo tema e il suo tono nonè apparso convicente. Questo si è tradotto in un moderato ribasso degli indici azionari a favore del dollaro e soprattutto non ha generato quella volatilità e quel possibile cambio degli equilibri in gioco che ci si poteva attendere. Il mercato torna perciò tecnico ed andiamo ad analizzarne i livelli.

EurUsd

L’euro mostra ancora una forza strutturale, diversamente da quanto i fondamentali lascino ritenere. Ad ogni modo, ieri sono proseguiti i rialzi con bel superamento della fse congestiva sopra 1,3015 ed approdo alla prima resistenza statica a 1,3050. Quest’ultimo livello è stato poi rotto a favore di 1,3075 e della soglia psicologica di 1,31. Sul grafico orario si mostra ancora una volta ottima la media esponenziale a 21 periodi in grado di agire da supporto estremamente preciso sui retest del prezzo.

Nuovi massimi superiori ad 1,31 ci condurrebbero al massimo di medio periodo a 1,3125 con possibile breakout rialzista fino a 1,3180. Un perfetto doppio massimo potrebbe essere invece un segnale di inversione avvalorata dal superamento al ribasso di 1,3050 con ritorni in area 1,30/1,2985.

UsdJpy

Sussiste la grande debolezza di yen, venduto anche contro il dollaro americano. Il cambio ora è in decisamente in breakout rialzista con primi obiettivi posti a 84,20 in possibile estensione verso area 86. Possibili ritracciamenti di breve sui livelli intermedi a 83,40 e 83,30 ottimi per sfruttare il ritracciamento ed entrare per beneficiare del momentum rialzista.

EurJpy

Ancora piĂą netto il movimento di questo cross rispetto ai “padri” usd/yen ed eur/usd, proprio per la contemporanea forza di euro e grande debolezza di yen. Perfetto il breakout rialzista dai massimi relativi a 108. Target di breve a 110 per estensioni a 111,30. Difficile pensare a verosimili inversioni, quanto piĂą a ritracciamenti di breve ottimi per mettersi in scia alla spinta ascesista.

GbpUsd

Dopo essersi avvicinato su livelli di prezzo da rottura rialzista a 1,6175, il cambio ha ritracciato sul supporto a 1,6130. Quest’ultimo è stato un buon punto di rimbalzo da sfruttare in accompagnamento alla media a 21 periodi sul grafico orario per ritorni sulla resistenza di riferimento sopra citata. In prosecuzione del generalizzato clima di risk on è ipotizzabile un superamento di quest’ultima per potenti approdi verso 1,6310.

AudUsd

Qualche segnale di cedimento è arrivato per il dollaro australiano, sul quale vi sono stati dei rumours di possibili futuri tagli dei tassi nel 2013 fino al 2%. La violazione del supporto statico a 1,0520 coincidente con la bearish trendline di lungo periodo ci fa mantenere tuttavia una view rialzista anche agli attuali prezzi per un proseguimenti verso 1,0630. Torneremmo a parlare di ribasso sotto l’1,0520 per target 1,0490 e 1,0450.

XauUsd

Falso breakout di breve quello dell’oro, che pareva potessa arrivare in area 1730 dopo il superamento del livello di 1715. La momentanea avversione al rischio si è invece riflessa sul metallo giallo che sulla divergenza con lo stocastico su un time frame a 4 ore ha stornato con precisione fino a 1700. E’ ora in formazione una flag ribassista ben visibile sul grafico orario, che se confermata, lascerebbe proseguire il ribasso fino a target a 1685.

UsOil

Molto precisa la price action del petrolio che sullo sviluppo di una divergenza con l’oscillatore stocastico è risalito dai minimi relativi per approdi dapprima alla resistenza a 86,80 e 87,50. Anch’esso è stato poi interessato dalla momentanea avversione al rischio ed ha ritracciato al di sotto di entrambi i livelli; diventa ora decisivo il sostegno delle medie a 21 e a 100 sul grafico orario per ritorni sopra 86,80 e target oltre 87,50 o invece approfondimenti per 85,70 e 85,30 in estensione.

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