Società

Chiesa e Ici arretrata: governo riscuoterà 5 miliardi

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Entro il 14 febbraio dovrebbe essere notificata allo Stato italiano l’applicazione della sentenza della Corte di Giustizia Ue, che impone il recupero dell’Ici non versata sugli immobili degli enti non profit destinati, in parte, ad attività commerciali. In ballo ci sono i mancati pagamenti relativi al periodo 2006-2011, anno dopo il quale il governo Monti ha messo a punto un complesso sistema per calcolare le metrature “paganti” degli immobili destinati a finalità “miste”, e posseduti da enti come la Chiesa cattolica.

Secondo stime citate dal Sole 24 Ore, sarebbero 5 i miliardi da recuperare . Resta da capire se il governo giallo verde si imbarcherà nel recupero di questa cifra dalla Chiesa e dagli altri enti interessati. Con tutte le conseguenze politiche che ne deriverebbero. Certamente è chiaro che se ciò non avverrà, il governo rischierà di pagare una procedura d’infrazione, fino a quando non avrà recuperato quanto stabilito dalla Corte di giustizia.

La sentenza era stata emessa lo scorso novembre, e aveva ribaltato la decisione della Commissione Ue (9 dicembre 2012) secondo la quale il recupero delle imposte sugli immobili, data la complessità del calcolo retroattivo sulle superfici “paganti”, sarebbe stato materialmente impossibile. Il principio era quello espresso dal brocardo latino ad impossibilia nemo tenetur (a nessuno può essere richiesto l’impossibile).

Ricordiamo, infatti, che il problema del calcolo dell’Ici non pagata nasce dal sistema introdotto dalla legge varata dal governo Monti nel 2012, che prescriveva:

“Qualora l’unità immobiliare abbia un’utilizzazione mista, l’esenzione [dell’Imu] si applica solo alla frazione di unità nella quale si svolge l’attività di natura non commerciale, se identificabile attraverso l’individuazione degli immobili o porzioni di immobili adibiti esclusivamente a tale attività”. Come individuare retroattivamente le parti d’immobile adibite a attività esclusivamente non commerciali?

Il principio ad impossibilia nemo tenetur, aveva scritto nella sentenza la Corte di Giustizia Ue, può essere applicato quando è accertata “l’obiettiva e assoluta” non fattibilità del provvedimento richiesto. Non solo. Nel caso di specie, la Commissione avrebbe dovuto esaminare l’eventuale “assenza di modalità alternative di recupero” dell’Ici non versata. Ma così non è stato, e per questo la precedente decisione dell’esecutivo Ue è stata invalidata.

Il governo sarà presto chiamato a tornare sulla questione, dopo un nuovo atteso messaggio da parte della Commissione Ue. E questa volta la responsabilità del recupero non potrà essere elusa.