(9Colonne) – Bruxelles, 20 mar – Sul fronte delle entrate fiscali – cioè le tasse sulla produzione e le importazioni, sul reddito e sul patrimonio, sul capitale e sui contributi sociali effettivi obbligatori e facoltativi – l’Unione europea mette in mostra uno scenario poco uniforme, con una forbice che varia dal 29% del Pil in Lituania e in Romania al 52% in Svezia. Mentre la media si attesta al 40,8% del Pil nell’Unione a 27 membri e al 41,2% nella zona euro (13 Stati). In perfetta sintonia con la media europea a 27 Stati la pressione fiscale in Italia con il 40,8%. E’ quanto emerge dai dati raccolti dall’ufficio statistico comunitario, che fornisce, inoltre, informazioni supplementari non solo sull’evoluzione delle entrate fiscali nell’Ue e negli Stati membri tra il 1995 e il 2005, ma anche sulle differenti categorie di tasse imposte a livello nazionale. La tabella dei 27 paesi indica che, sul lungo periodo, il prelievo fiscale ha subito una lieve diminuzione generale rispetto a quello registrato nel 1995, ma documenta anche che rispetto al 2004 le entrate fiscali sono in crescita in 19 Stati, stabili in Germania e in Grecia e in flessione in sei paesi, tra cui l’Italia, dove la pressione del fisco ha un calo dello 0,2% passando dal 41% al 40,8%. Il documento statistico richiama l’attenzione su tre grandi categorie di tasse in vigore nell’Unione che contribuiscono quasi in ugual misura al raggiungimento complessivo delle imposte fiscali. Nello specifico, le tasse sulla produzione e importazione, quali l’IVA e i diritti d’importazione e di accisa, hanno totalizzato il 34% delle entrate fiscali, le tasse sui redditi e sul patrimonio hanno rappresentato il 31% e i contribuiti sociali effettivi hanno raggiunto il 32%. La percentuale delle tasse sulla produzione e importazione risulta più elevata in Bulgaria con il 19%, in Danimarca con il 17,9% e a Cipro che scende al 17,4%, contro una media europea del 13,8%. In fondo alla lista si piazzano paesi quali la Lituania con l’11,5%, la Repubblica Ceca che sale all’11,9% e la Germania che tocca il 12,1%, mentre l’Italia supera la media dell’Europa a 27 conquistando quota 15,2%. Sul versante delle tasse sul reddito e sul patrimonio la percentuale di prelievo più alta spetta alla Danimarca con il 31,2%, seguita dalla Svezia con il 20,1% e dalla Finlandia con il 17,5. Mentre è in discesa la tassa in Italia che in dieci anni è diminuita dal 14,5% al 13,3%, superiore comunque alla media europea che si ferma al 12,8%. Infine, la percentuale delle tasse riguardanti i contributi sociali spinge in prima linea la Germania con il 16,7%, tallonata dalla Francia con il 16,4% e dalla Repubblica Ceca con il 15,1% rispetto a una media europea del 13,0%. La classifica posiziona l’Italia leggermente al di sotto con un 12,6%.
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