Editoriali

Energia, ritorno all’austerity del 1973?

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2 dicembre 1973. E’ domenica, la prima a piedi. Il presidente del Consiglio Mariano Rumor e il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato Ciriaco De Mita emettono leggi e decreti per orientare il comportamento degli italiani. Nasce l’austerity, che è l’anticamera del mondo odierno. All’epoca fu dovuto al petrolio, oggi al gas.

Rumor disse che il mondo sarebbe andato incontro a grosse difficoltà, proprio come il presidente francese Macron di qualche settimana fa.

Ma chi ha investito all’epoca ha portato a casa risultati eccezionali.

Il mondo non si ferma, e se si dovesse fermare noi non avremmo più motivo di preoccuparci né del mondo stesso, né dei nostri soldi, né di noi stessi.

Dai primi di dicembre 1973 e fino al 2 giugno del 1974, l’Italia piombò nel buio e cominciò l’austerity. Le domeniche a piedi, le città al buio, i locali chiusi alle 23: tutto il Paese dopo gli anni del riscatto economico del Dopoguerra si risvegliò più povero. Fu uno choc, le misure adottate dal governo cambiarono la vita delle famiglie, anticipando gli orari della cena serale e del Tg1, eliminando le gite fuori porta della domenica, anticipando gli orari di chiusura di uffici e negozi. La crisi energetica era cominciata da qualche anno, ma la svolta decisiva avvenne nell’ottobre del 1974.

Dopo gli anni del boom e l’aumento del fabbisogno energetico, la guerra dello Yom Kippur, che vide Egitto e Siria attaccare Israele, portò prima a un aumento dei prezzi del petrolio da parte dell’Opec verso gli stati che appoggiavano Tel Aviv, poi a un vero e proprio embargo. Il prezzo del greggio passò da 3 a 12 dollari al barile. Tutti i paesi occidentali,  in primis l’Olanda, presero misure per limitare l’uso dell’energia. Il 23 novembre1973 il governo Rumor varò il decreto austerity, vietando auto e moto a tutti gli italiani nei giorni festivi e nelle domeniche, ma anche barche e aerei privati.

“Stiamo entrando in un inverno difficile” spiegò Mariano Rumor alla televisione. I bar e i ristoranti dovevano chiudere alle 23, così come i locali pubblici, cinema, teatri e locali da ballo, Anche la notte di fine d’anno si trascorse in casa e venne consigliato di limitare anche le luminarie natalizie. Le città ridussero l’illuminazione pubblica del 40%, era possibile accendere solo un lampione su due nella notte. Gli uffici pubblici anticiparono la chiusura alle 17.30 ma soprattutto i negozi dovettero abbassare le saracinesche alle 19. Anche la Rai cambiò l’orario del Tg1, se prima andava in onda alle 20.30, si spostò alle 20, l’orario mantenuto fino ad oggi.