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Egitto sull’orlo del baratro. Violenze e rendimenti bond al record

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Roma – Il vento della rivoluzione scuote forte l’Egitto. E fa balzare alle stelle i rendimenti dei titoli di stato. A nove mesi dalla caduta del rais Hosni Mubarak, dal Cairo ad Alessandria, da Ismailia a Marsa Matrouh scorre un nuovo fiume di violenze all’ombra delle Piramidi, che sta provocando centinaia di feriti e morti. A preoccupare gli osservatori internazionali è anche la situazione economica di un Paese ormai sull’orlo del baratro. Basta guardare i rendimenti dei titoli di Stato egiziani per comprendere la gravità della situazione: sono balzati a livelli mai visti prima d’ora.

Il ministero delle Finanze ha raccolto questa mattina 2,17 miliardi di sterline egiziane, ossia 362 milioni di dollari, rispetto ai 5,5 miliardi di sterline egiziane poste come obiettivo nella raccolta. Il rendimento medio dei titoli a sei mesi è balzato di 42 punti base al 14,4%. Si tratta del livello più alto da quando Bloomberg ha iniziato le rilevazioni nel 2006. Anche per i titoli di Stato a un anno lo yield ha un nuovo record, a quota 14,932%.

Una situazione di fronte a cui l’agenzia di rating Standard & Poor’s non ha indugiato: ha tagliato il rating sul debito del Paese per la quarta volta da inizio anno, portandolo a B+, ossia quattro livelli al di sotto della soglia dell’investment grade.

E questo potrebbe non essere ancora l’atto finale: un altro declassamento sarà, infatti, attuato – hanno già avvertito gli esperti – se non sarà ristabilita quanto prima in Egitto una situazione di piena normalità. Nessuno azzarda previsioni al riguardo. Intanto la banca centrale ha alzato il costo del denaro al 9,25% per contrastare la crescente inflazione.

Piazza Tahrir, al Cairo, da venerdì è di nuovo diventata teatro di manifestazioni di protesta contro il Consiglio supremo delle Forze Armate. E i risvolti sono agghiaccianti. Su Twitter ieri si erano diffuse speculazioni secondo cui la sostanza lacrimogena usata dalle forze dell’ordine sarebbe stata un gas nervino, tale gas CR (Orto-cloro-benzal malonitrile), da 6 a 10 volte piu’ potente di quella normale. Nessuno le ha al momento smentite.

Nonostante l’offerta della giunta militare di avviare il processo per il trasferimento dei poteri a un’autorità civile e ha assicurato che andrà avanti con il programma che prevede che elezioni parlamentari lunedì 28 novembre, la situazione resta tesa. Lo ha ammesso lo stesso ministero del Tesoro comunicando che il Paese potrebbe essere costretto a chiedere un prestito da 3 miliardi di dollari al Fondo Monetario internazionale.

Dall’altra parte lo Stato si ritrova forzieri quasi prosciugati. Le riserve in valuta straniera si sono assottigliate di circa 14 miliardi di dollari quest’anno a 22,1 miliardi di dollari nel solo mese di ottobre. E’ la soglia più bassa dal dicembre 2005, secondo quanto segnalato dalla Banca centrale del Paese. Anche la sterlina egiziana si è deprezzata cedendo il 3,3% nel 2011 e testando il valore di chiusura minimo dal dicembre del 2004.

Le tensioni hanno portato poi l’indice azionario di riferimento a scivolare dell’8,4% questa settimana, portando le perdite totali di quest’anno al 47%.