Economia

Edwards contro banche centrali: “loro arroganza ci trascinerà in una crisi”

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Sono passati dieci anni dalla crisi finanziaria del 2008, ma non tutti a Wall Street sono convinti che al momento si navighi in acque migliori di allora. Tra questi spicca Albert Edwards, strategist di Societe Generale, noto per la sua visione pessimistica sui mercati, che punta il dito contro l’eccessiva fiducia dei banchieri centrali e la falsa percezione di condizioni più sicure, che stanno mettendo il sistema finanziario a rischio di nuovo crollo. Crollo che, secondo Jp Morgan, potrebbe arrivare già nel giro di due anni.

 “Certo – sostiene Edward – le loro politiche accomodanti hanno aiutato gli Stati Uniti a risollevarsi dalla crisi, ma oggi come allora ignorano i segnali premonitori, mettendo a tacere chiunque esprima preoccupazioni”.

Sulla scia di una critica recente espressa da Peter Fisher, ex funzionario della Federal Reserve, Edwards sottolinea:

L’arroganza della banca centrale è uno dei motivi principali per cui dovremmo essere ancora spaventati, ha detto in una nota ai clienti di ieri, facendo capire che proprio come 10 anni fa, finché il mercato continua a salire, nessuno è davvero “spaventato” e tutti si godono il viaggio.

Sul fatto che l’economia mondiale si stia dirigendo dritta verso una nuova crisi è d’accordo anche Gordon Brown, premier britannico successore di Tony Blair, il cui governo venne investito e alla fine travolto dal terremoto finanziario globale innescato dal tracollo di Lehman Brothers.

“Questo è un mondo senza guida e io credo che la prossima crisi stia arrivando e che quando arriverà ci accorgeremo di non avere spazio di manovra fiscale o monetaria né la volontà di reagire”, profetizza cupo Brown. “Ma forse la cosa più preoccupante è che non avremo neppure la cooperazione internazionale necessaria” per uscire dall’ipotetico nuovo buco nero finanziario.

Di qui l’immagine del sonnambulismo.

“Io ho la sensazione che stiamo camminando come sonnambuli verso una nuova crisi“. Nel 2008, malgrado tutto, si poterono adottare misure di emergenza “coordinate” poiché c’era “fiducia” tra i vari governi e con le autorità di regolazione, ricorda. Mentre ora, insiste, “non c’è più spirito di cooperazione, ma divisione e protezionismo. E temo che di vedere di fronte a una nuova crisi solo nazioni che cercheranno di scaricare le colpe le une sulle altre“.