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Economia del matrimonio

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Non è una teoria contro il romanticismo. Piuttosto, una sua applicazione salvifica. Fermo restando che “il vero amore porta con sé la volontà di condividere e vedere la felicità dell’amato”, come proteggersi da anni di usura, stanchezza, incombenze? “Traducendo questa volontà in qualcosa di strategico anziché fatalista. E considerando il matrimonio alla stregua di un business tra due persone con risorse (non infinite) differenti, che vanno allocate in modo intelligente, seguendo le leggi dell’economia. Così la coppia rientrerà nel 50 per cento di quelle che reggono”. È la tesi, pragmatica e radicale, di Paula Szuchman del Wall Street Journal e di Jenny Anderson del New York Times, autrici di Spousonomics (Random House).

“Molto del matrimonio ha a che fare con la logistica”, ci spiega Paula Szuchman, che con la collega gestisce anche il blog spousonomics.com. “Comprare casa, crescere i figli, gestire l’economia domestica, trovare un equilibrio tra famiglia, incombenze e carriera. Affrontare i compiti con un approccio da economista li rende meno faticosi e permette di guadagnare tempo per altro”. Il suggerimento è di guardare al matrimonio come al maggior investimento della vita. Come farlo fruttare al massimo?

L’idea

“Come giornalista del Wall Street Journal, ho sempre a che fare con bolle di mercato, incentivi e crisi economiche. Le loro dinamiche mi sono sempre sembrate terribilmente vicine a ciò che vivo con mio marito. La mia bolla personale è scoppiata poco dopo il sì”, racconta Szuchman. “Di fatto, la nostra vita è racchiusa nei numeri: lavoriamo 60 ore la settimana, dobbiamo dormirne 8 ore per notte, ne servono 2 per acquisto e preparazione del cibo e lavoro domestico. E poi ci sono le bollette, da pagare senza spargimenti di sangue, la necessità di un compromesso anche quando è tutta colpa dell’altro, la gestione dei rapporti con il resto della famiglia (sì, suoceri compresi), oltre al mantenere vivo il desiderio reciproco e al lasciare a ciascuno il proprio spazio”.

Quella di Paula e Jenny è un’esigenza condivisa: “Entrambe siamo sposate da poco, e cerchiamo strategie per migliorare la nostra vita e affrontare le situazioni di ogni giorno. Volevamo soluzioni: le abbiamo chieste all’economia”, continua Paula. Da qui la decisione di intervistare ricercatori come Gary Becker, premio Nobel per le scienze economiche, e di riflettere sull’esperienza di una trentina di coppie. A questo le autrici hanno aggiunto un sondaggio su più di mille persone sposate (vedi box). Risultato: i principi dell’economia applicati alla coppia portano alla felicità coniugale. “Che significa avere più rapporti, lavare meno piatti, discutere con efficacia, sopravvivere agli anni più difficili, negoziare con successo e vedere il partner impegnato in cose per lui nuove. Tipo pulire le grondaie. O ascoltarvi”.

Divisione del lavoro

“Chi deve fare cosa?”, esordiscono le autrici di Spousonomics, rifacendosi al padre dell’economia moderna Adam Smith e alla sua teoria sulla suddivisione del lavoro. “Primo errore, assegnare i compiti domestici senza criterio, pensando che ciascuno debba fare un po’: non è mai abbastanza, e parte dei doveri resta incompiuta. La suddivisione 50 e 50, che sembra la più indovinata, non funziona. Si passa il tempo a controllare l’altro o a dare tutto per scontato”.

E invece le incombenze vanno organizzate, stilando una tabella che riporti il tempo investito e la frequenza con cui le si svolge. I compiti vanno suddivisi ispirandosi alla teoria dei vantaggi comparati dell’economista inglese David Ricardo: in base alle competenze. Ciascuno deve mettersi in gioco in quello che fa meglio: è il fondamento del libero mercato. Nella routine questo significa che, se lei riempie meglio la lavastoviglie o stende con più cura, lui può occuparsi del giardino o della spazzatura. La decisione va presa insieme, a seconda delle preferenze ma anche del tempo impiegato (inutile che sia lui a fare la spesa se vaga tra gli scaffali per ore). È importante dare un punteggio a ogni compito e utilizzarlo come moneta di scambio, altrimenti chi passa più tempo a casa finirà per provare risentimento.

Effetto dotazione e scelte intertemporali

La discrepanza tra la valutazione che si dà a un bene che si possiede e allo stesso bene quando non è nostro: questo è l’effetto dotazione. Ecco perché i venditori di immobili tendono a sopravvalutare la casa che propongono rispetto a quelle degli altri. Cosa comporta nella coppia? “Che non bisogna sempre avere l’ultima parola”, risponde Paula. Non si può averla sempre vinta. Il segreto è ragionare su tempi lunghi, fare scelte che gli economisti definiscono “intertemporali”, cioè saper prendere oggi una decisione che avrà conseguenze in futuro. Un’idea da tradurre in pratica: “Mettendo insieme i dati a disposizione, elencate gli aspetti positivi della vita attuale e paragonatela a quella di prima: può darsi che abbiate dovuto rinunciare a qualche piacere, ma c’è di sicuro una lista di novità di cui non fareste senza”.

Domanda e offerta

La scorsa notte Carlo voleva fare l’amore con la moglie Giò. Giò aveva passato la giornata in riunione, saltato il pranzo, lasciato i bambini ad aspettarla al campo da calcio sotto la pioggia. Il suo più grande desiderio era guardare un film sorseggiando una tisana, e poi andare a dormire. Avrebbe dovuto dire sì a Carlo? Un economista farebbe un’analisi costi-benefici: il costo marginale del fare l’amore (in media 15 minuti di sonno) supera i vantaggi (un marito appagato, il piacere – forse – di un rapporto, una casa serena)? La risposta non è scontata. In Spousonomics la Giò della situazione va a letto e lascia a Carlo la cucina da sistemare. Secondo il Pew Research Center, il secondo fattore che fa funzionare un matrimonio, dopo la fedeltà, è una vita sessuale felice. La “sessonomica” proposta dalle autrici mette sull’asse delle ordinate il costo di fare sesso e su quello delle ascisse la quantità: maggiore il costo, minore la frequenza dei rapporti.

Incentivi

I lavoratori devono essere incentivati e ricompensati in modo adeguato, sotto forma di bonus. E nella vita a due? “Ogni volta che ottieni che tuo marito lavi i piatti, pulisca la cantina o attacchi il quadro che hai fatto incorniciare sei mesi prima, hai adottato un incentivo”. Tipo? Mostrarsi gentile, chiamare la baby-sitter per un’uscita a sorpresa, prenotare nel bed-and-breakfast del primo anniversario. “Nel sondaggio abbiamo chiesto quale fosse il più bel regalo avuto di recente dal partner. Le risposte prevedevano: l’aver ammesso di aver avuto torto, l’aver notato il taglio di capelli, fino al tappezzare la casa di post-it con frasi affettuose”. È importante non esagerare: i fiori devono essere la sorpresa, non la regola. Tra le tattiche più usate c’è l’offrire qualcosa in cambio e spiegare i benefici di ciò che viene richiesto. Ma c’è anche chi supplica, chi insiste finché non ottiene e chi puntualizza che il marito dell’amica lo fa.

La bolla

Il matrimonio è soggetto agli stessi cicli dell’economia. Ci sono momenti di splendore e crescita, altri di recessione. La bolla cresce quando i prezzi salgono, e si pensa che continueranno a farlo contro ogni ragionevolezza. Ma poi scoppia. Magari di fronte a una malattia, a una difficoltà economica, a una gravidanza indesiderata, al licenziamento. Ma anche quando la suocera si rompe il femore. “Avere un quadro completo degli alti e bassi aiuta a prendere coscienza dell’andamento ciclico di una relazione. Se ora siamo in crisi, possiamo capitalizzare il collasso e costruire qualcosa di nuovo”. Per farlo è utile, ogni sei mesi circa, focalizzare l’attenzione sulla situazione in un momento di serenità. Quanto siamo soddisfatti? Quanto tempo passiamo con il partner? Cosa proviamo per lui? Quante volte facciamo l’amore? Szuchman e Anderson hanno messo a punto un indice di confidenza della coppia che valuta questi parametri e rivela il rischio che la bolla esploda. Il test va ripetuto ogni tre o quattro mesi, anche solo mentalmente. La cosa che conta è tenere alta la soglia della consapevolezza.

La teoria dei giochi

È la scienza matematica che analizza come persone, aziende e governi interagiscono nei conflitti, cercando soluzioni. “Nel gioco del matrimonio ci sono strategie di cooperazione in cui le parti lavorano insieme per trovare una soluzione che funzioni per entrambi”. Tra le regole di un buon gioco di squadra ci sono: pensarci prima, cioè valutare come l’altro reagirà se facciamo ciò che abbiamo in mente; imparare dal passato (cos’è successo l’ultima volta che l’ho fatto?); mettersi nei panni dell’altro. L’ultima regola, alla base dell’empatia, alla lunga può dare esiti di tipo evolutivo, anziché tattico: il sentimento e lo slancio affettivo finiscono col vincere sulla strategia. Sempre.

Verita’ quotidiane

Sono 1.100 le persone di entrambi i sessi che hanno risposto al sondaggio delle giornaliste americane per fotografare le coppie di lungo corso.
Ecco qualche risultato:

– il 40% (degli uomini) afferma di fare più della metà dei lavori domestici
– il 34% continua a litigare anche quando non si ricorda più il motivo
e/o sa di avere torto
– il 56% ha messo su peso da quando si è sposato
– il 46% è meno legato all’altro di un tempo
– il 49% usa incentivi per ottenere ciò che desidera
– il 67% nasconde informazioni per evitare discussioni

Ed ecco cosa rispondono gli intervistati quando si chiede quale sia l’aspetto più difficile del matrimonio:

– imparare a vivere con un’altra persona
– avere punti di vista diversi
– rinunciare a essere al centro dell’attenzione
– non fare sempre ciò che si vuole quando si vuole
– negoziare obiettivi diversi

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