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Ecco Fire Chat, l’App che permette di chattare offline

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ROMA (WSI) – Si, chattare. Ma evitando qualunque connessione. Possibile, se usi Fire Chat: un’applicazione lanciata il 20 marzo scorso per iOS e da poco disponibile anche per i sistemi operativi Android. Sta facendo molto parlare di sé e, secondo le stime dei suoi creatori, ha già raggiunto i cinque milioni di utenti, scalato la top ten dei programmi più scaricati in ben 115 Paesi del mondo. Tra cui l’Iraq, dove negli ultimi giorni, nel tentativo di comunicare aggirando la censura, si sono registrati 40 mila download. E superando, a volte, il colosso da poco conquistato da Facebook: WhatsApp.

In apparenza è uno dei tanti servizi di messaggistica istantanea che affollano gli store online dei nostri smartphone: gratuita, possibilità di accesso anonimo e di creare gruppi di discussione a tema, dagli appassionati di videogiochi al sesso. Due le sezioni disponibili. La classica “Tutti”: abbandonate ogni idea di privacy, le vostre chat saranno visibili a chiunque vi acceda. Di più: costruisce invece una sorta di network segreto, basato sulla prossimità geografica. Qui è la novità. Fire Chat ha una caratteristica che la rende diversa da Snapchat&co: offre agli utenti l’opportunità di inviare messaggi anche senza accedere alla Rete e persino senza una copertura telefonica. Filo diretto: da cellulare a cellulare. Tutto sfruttando i mesh network, le reti a maglia che grazie a bluetooth e wi-fi sono capaci di collegare due dispositivi direttamente, evitando il passaggio da un service provider. Un sistema decentrato, peer to peer, a prova di censura e shutdown.

L’idea è di una startup, Open Garden, fondata nel 2011 da Micha Benoliel e Greg Hazel. Nel 2012 ha elaborato il primo software proprietario capace di far funzionare questo tipo di tecnologia su smartphone e tablet. Permettendogli di interagire tra loro. Ma anche di diventare piccoli router: cioè punti di accesso alla grande Rete. “È sufficiente che un cellullare del network abbia la connessione a Internet, perché tutti gli altri dispositivi possano condividerla allo stesso modo”, semplifica il team.

Certo, i limiti sono evidenti. Basta leggere le recensioni per capire che la chat ha ancora molti problemi. Un aggiornamento rilasciato lunedì scorso permetterebbe all’applicazione di riconoscere anche dispositivi dotati di sistemi operativi diversi, mentre prima la funzione offline lavorava solo tra lo stesso insieme di componenti software: iOS con iOS e Android con Android. Ma su quest’ultimo è ancora necessario che sia installato un firmware capace di supportare la comunicazione wi-fi ad hoc, spesso impossibile a causa del cosiddetto bug 82. In più il mesh networking non è in grado di coprire un raggio superiore ai circa settanta metri negli Stati Uniti. Che diventano venti in Italia, dove la normativa europea impone alle antenne wireless di non superare i 100 milliwatt di potenza. L’approccio però è potenzialmente rivoluzionario, l’obiettivo ambizioso. Il mantra: “Google e Facebook guardano a droni, dirigibili e satelliti per connettere il mondo. Noi crediamo che la soluzione non sia su: nel cielo. Ma giù: nelle nostre tasche”. Ce ne parla il responsabile della comunicazione, Christophe Daligault.

Come ha avuto origine Open Garden? “Ci siamo resi conto che i dispositivi mobile hanno tutti gli strumenti necessari per creare una nuova generazione di network peer to peer. Non ha senso che ognuno di loro sia connesso a pochi punti di accesso hotspot wifi, quando potrebbe semplicemente collegarsi all’altro. Un approccio più veloce, economico, efficiente e in grado di offrire una copertura migliore perché i dati non ingorgano le arterie principali. Crediamo che si tratti di una rivoluzione inevitabile. Nonostante i miliardi di dollari spesi ogni anno per le infrastrutture Internet, il mercato e il nostro stile di vita stanno aumentando il gap tra la capacità dell’offerta e la domanda. La nostra fame di dati, sempre crescente, si accompagna a una connessione povera e lenta. O agli alti costi di una banda larga, dove è disponibile. Una congestione destinata a peggiorare nella misura in cui sempre più telefonini, tablet, cucine, tv e auto si connetteranno alla Rete nei prossimi anni”.

La soluzione che proponete è sfruttare i mesh network. Come funzionano esattamente? “Le reti mesh sono costruite grazie a un mosaico di strumenti dotati di wifi e bluetooth – come smartphone, tablet e computer – che sono in grado di connettersi tra loro senza intermediari, creando un network in cui i dispositivi possono ricevere e scambiare non solo dati. Ma anche la connessione stessa, diventando dei nodi di pari livello. Uno dei vantaggi è quello che noi chiamiamo multi-hopping: cioè per raggiungere il destinatario, le informazioni a pacchetto possono passare attraverso più dispositivi, nessun sistema centralizzato. Il mesh networking non è una novità però Open Garden ha creato un software proprietario capace di utilizzarlo sui telefoni, che prevede anche una serie di tecnologie per limitare il consumo di batteria. Così offre agli utenti un nuovo modo per comunicare e scambiare dati usando i loro strumenti mobile, in modo indipendente da Internet. E allo stesso tempo: se uno dei dispositivi appartenenti al network è collegato alla Rete, tutti gli altri potranno condividere la connessione”.

Sembra un progetto molto ambizioso. Il suo fine ultimo è creare una sorta di rete parallela o facilitare la connessione all’Internet che noi oggi conosciamo? “Entrambe. Le persone possono usare Open Garden sia per far crescere Internet sia per costruire una loro rete per comunicare. Da un punto di vista pratico, questi network si svilupperanno organicamente. Anche se mi farebbe piacere, nessuno – in Italia, come in ogni altro Paese – è oggi pronto a dire: installiamo Open Garden e costruiamo una nuova Internet. Le tecnologie di questa piccola rivoluzione sono ancora agli esordi e ci vorrà del tempo per capirne i benefici e agire. Al momento ciò sta avvenendo con piccoli gruppi, famiglie e comunità locali. Ma quando la densità del network crescerà, i suoi effetti accelereranno”.

Qual è il vostro modello di business? “Gli utenti di Open Garden hanno a disposizione quarantaquattro minuti di connessione a Internet, durante il quale hanno la possibilità di usare app o giochi, che altrimenti non avrebbero sfruttato. Una potenzialità particolarmente interessante per gli sviluppatori di questi servizi, così come di telefoni e network. Incrementare la connettività vuol dire aumentare il tempo speso per usare questi strumenti e quindi le attività monetizzabili a loro legate. Come la pubblicità e il download a pagamento”.

Passiamo a Fire Chat. Perché l’avete creata e come funziona? “Abbiamo lanciato l’applicazione lo scorso 20 marzo. L’obiettivo era far conoscere a tutti le potenzialità del mesh networking. Un po’ come quando Microsoft lanciò Windows e contemporaneamente Word ed Excel, per far capire al pubblico le potenzialità dell’interfaccia grafica. Si tratta di un servizio anonimo. Se usi l’app nel modo che noi abbiamo chiamato “Nelle vicinanze”, i messaggi non transitano da alcun server e non sono conservati: la cronologia della chat scompare una volta usciti. Mentre se la usi nella modalità “Tutti”, o se crei il tuo gruppo di discussione a tema, allora sei connesso a Internet e ogni utente può vedere e partecipare alle chat. Cerchiamo di contrastare i troll con una serie di regole che preferiamo non dire, per evitare che le aggirino, ma ci lavoriamo costantemente”.

Punti di forza e limiti della vostra applicazione. “Punti di forza: comunicazioni anonime, in tempo reale, che funzionano anche senza alcuna copertura di Rete. Funzionano meglio quando c’è un’alta percentuale di utenti, vicini. Come nel caso di concerti, o metropolitane. Inoltre, può aiutare le persone a rimanere in contatto anche in caso di shutdown. Per esempio, nelle scorse settimane abbiamo registrate un balzo dei download in Iran: più di duemila Firechat sono state attivate dopo il blocco di Instagram e WhatsApp. Punti deboli: il modo offline in questo momento non riesce a coprire una distanza superiore ai 70 metri e funziona solo con dispositivi che usano lo stesso sistema operativo: iOS con iOS e Android con Android”.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Repubblica – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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