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“Donna” Rachele, l’escort che dice di essere stata con Fini

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(WSI)-Interno, giorno. In­quadratura fissa. Parete spo­glia. In sottofondo, squilli di telefono. Sulla poltrona, una ragazza sulla trentina. Tacco da gara, inguainata in un pa­io di pantaloni di pelle neri, neri la giacca i capelli e gli oc­chi. Rachele, dice di chiamar­si. È un nome d’arte. E la sua arte è la prostituzione.

Una escort, secondo il vocabola­rio del terzo millennio. In principio fu la D’Addario. Poi venne Ruby. Ora è lei che ca­valca l’onda di fango. O alme­no ci prova. E lo fa con un vi­deo. Un filmato che da quasi un mese gira al mercato nero degli scandali. Immagini che qualcuno ha provato a vende­re a televisioni e giornali. Mi­gliaia di euro in cambio di un nome: Gianfranco Fini.

È il regalo di Natale per il presidente della Camera. Tre­dici minuti di racconti detta­gliati sui presunti incontri ses­suali con la terza carica dello Stato. Nessun riscontro ai ri­cordi di Rachele, e – anzi – il forte sospetto che gli ultimi sex-gate all’italiana abbiano fatto scuola.

Dallo sputtana­mento alla notorietà, il passo è breve. Una confidenza sul politico giusto e al momento opportuno per aprirsi le por­te della celebrità. Anche per poco, ma quanto basta per spuntare un’ospitata in tv o in qualche serata trash da di­scoteca. È il marketing della melma. E a prendersi gli schizzi, questa volta, è il lea­der di Futuro e libertà.

Il video risale agli inizi di di­cembre. Rachele racconta di tre incontri con Fini. È lui ­spiega in favore di telecame­ra – ad averla raggiunta nel suo appartamento di Reggio Emilia. Il primo contatto av­viene su internet. Poi la ragaz­za riceve una telefonata da un numero anonimo. È un in­termediario che organizza la serata con il presidente della Camera.

Che- prosegue il rac­conto – arriva su un’Audi blu accompagnato da quella che sembra essere una guardia del corpo. Secondo i ricordi della escort, siamo a metà no­vembre dello scorso anno. Si accordano per un compenso di 500 euro. Poi, considerate le richieste di Fini, la cifra rad­doppia. Alla fine, le avrebbe addirittura lasciato 2mila eu­ro.

S’indigna, Rachele. Quel­­l’extra – è convinta – serve a comprare il suo silenzio. E al­la faccia di quel generoso re­galo, che avrebbe dovuto ga­rantire la riservatezza dei tête-à-tête , davanti alla teleca­mera la escort indugia sui mi­nimi dettagli di quelle serate di eccessi. Ancora, ricorda che nessuno ha visto il politi­co entrare nel suo apparta­mento e che – bontà sua – si sarebbe impegnata a garanti­gli la massima discrezione.

Un’accortezza ripetuta an­che nelle altre due occasioni in cui Fini le avrebbe fatto visi­ta. Una nel maggio scorso, l’ultima a settembre. Poi più nulla. Soprattutto, nessun se­gnale da quell’uomo tanto importante, che avrebbe po­tuto cambiarle la vita. Ecco il punto. Ecco perché donna Rachele – lei che dice di esse­re di destra, e perciò si è scel­ta quel nome- decide di vuo­tare il sacco urbi et orbi.

Il lea­der di Fli le avrebbe fatto cre­dere di volerla aiutare, le avrebbe lasciato intendere che grazie alla sua interces­sione avrebbe messo fine a quella carriera – redditizia ma scandalosa – di prostituta a cinque stelle, salvo poi ri­mangiarsi la parola. Così la escort ha scelto la via più bre­ve.

Un’intervista che puzza di falso e infamia, un piatto nata­lizio da dare in pasto agli sto­maci foderati del gossip, sen­za scrupoli né troppi timori di essere denunciata per diffa­mazione. Senza contradditto­rio e soprattutto senza prove, ma avanti il miglior offeren­te. Così, nel caso, si pagano le spese legali.

Rachele – dice proprio così – si è sentita usata, e fa niente se a fare le prostitute capita pure di peggio. Fini doveva farle cambiare vita e non lo ha fatto. Di più. Avrebbe do­vuto aprirle le porte del Gran­de Fratello. Capito? Tredici minuti di palta fumante, il na­so e il seno rifatti (coi soldi di Gianfranco, s’intende), per sfondare. Per andare in tivvù. Per essere la nuova D’Adda­rio. O la nuova Ruby. O sem­plicemente, per essere Rache­le, quella che ha sputtanato il presidente della Camera. In equilibrio su una cresta di fan­go, e pace per gli schizzi. Poi, dopo un po’, magari sirischia di cadere. Ma in certi ambien­ti, si nasce portati per stare a galla.

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