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Diventare più resilienti grazie ad una migliore data strategy

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BearingPoint: “La Data Resilience è la chiave del successo per le aziende nei momenti di forte cambiamento”

Secondo il report di BearingPoint, Does Your Data Underpin Resilience or Undermine It?, per consentire alle aziende di affrontare adeguatamente il momento di cambiamento macroeconomico è necessario fare leva sul proprio patrimonio informativo.

E’ infatti in momenti storici come questo, dove la disruption tecnologica e gli eventi estremi mettono a dura prova la resilienza delle aziende, che si deve adottare un approccio olistico e coordinato e lavorare ad una vera e propria strategia di valorizzazione dei dati.

Ma esiste ancora una forte limitazione nella capacità delle aziende di essere competitive nel proprio settore utilizzando al meglio i dati e gli analytics.

Nel nuovo report “Does Your Data Underpin Resilience or Undermine It?, BearingPoint, società di consulenza manageriale e tecnologica, ha analizzato oltre 5.000 progetti che hanno portato ad identificare 150 organizzazioni ritenute best practice in termini di resilience ed ha identificato 5 pilastri essenziali per una data strategy davvero efficace.

Ne abbiamo parlato con uno degli autori, Piergiorgio Stano, Head of Data & Analytics Italy di BearingPoint, che ci ha illustrato le evidenze delle analisi di mercato e l’approccio definito dalla società di consulenza.

L’intervista a Piergiorgio Stano Head of Data & Analytics Italy di BearingPoint

D: Secondo le vostre analisi del mercato ed i benchmark svolti con i vostri clienti a livello internazionale, quali sono gli aspetti più critici che limitano la capacità di trasformazione data driven e la resilienza basata sui dati?

R: In base alle nostre indagini ed analisi, riteniamo che la capacità di essere resilienti utilizzando al meglio i dati e gli analytics sia ostacolata da una carenza di competenze delle risorse interne ed una necessità di cambio di mentalità aziendale. Nello specifico, abbiamo osservato che il 65% delle organizzazioni coinvolte nel nostro benchmark presentava un grado limitato di data literacy (che è la capacità di leggere, lavorare, analizzare e comunicare i dati), mentre il 56% incontrava barriere al cambiamento soprattutto legate alla cultura interna.

Altri fattori di ostacolo ad una trasformazione data driven da non sottovalutare, però, sono spesso le ridotte risorse e funding (33%) ed il non allineamento tra data strategy e business strategy (20%).

D: Come ritenete che possano essere indirizzati questi punti di attenzione e come dovrebbero comportarsi le aziende per acquisire un reale vantaggio competitivo?

R: Come BearingPoint abbiamo identificato 5 pilastri essenziali per far si che una data strategy sia davvero efficace e abiliti una evoluzione, se non vera e propria trasformazione, di come le aziende valorizzano i propri dati a supporto del business, rendendole realmente resilienti al mutare del contesto esterno ed interno:

  1. Comprendere il proprio “data ecosystem”: è necessario verificare di avere a disposizione i dati corretti (che siano interni, esterni, già disponibili o da raccogliere), e comprenderne appieno il significato, per prendere le decisioni corrette
  2. Accrescere le competenze delle proprie persone per favorire il cambiamento: è essenziale assicurarsi che le risorse interne all’azienda siano coinvolte, ingaggiate ed abbiano, o acquisiscano, le giuste competenze ed una nuova mentalità per diventare motore di una reale trasformazione data driven
  3. Allineare la data strategy con gli obiettivi di business: impostare il proprio percorso di evoluzione data driven perché sia agile, incrementale e focalizzato sugli obiettivi di business
  4. Usare la tecnologia per accrescere la resilienza: selezionare un’architettura IT che supporti al meglio il proprio business model, favorendo la diffusione della cultura del dato e rendendo i dati accessibili a tutti (data democratization) e sviluppare nuovi casi d’uso degli analytics
  5. Adottare un’adeguata ed efficace governance: definire o aggiornare l’organizzazione e i processi perché mettano più rapidamente e semplicemente i dati al supporto del business. Tutto ciò consentirà un approccio coerente, un’esecuzione efficace e risultati significativi

 

D: C’è un ordine di priorità tra questi 5 pilastri o è necessario lavorare su tutti quanti insieme?

R: L’unione di tutti questi elementi è la chiave per raggiungere dei risultati concreti e di successo, poiché sono assolutamente complementari. Negli anni si è osservato sul mercato, ad esempio, una forte spinta sul lato IT, con ingenti budget volti alla trasformazione digitale, con progetti molto rilevanti ed onerosi focalizzati sugli strumenti ed applicazioni. È stato sicuramente un elemento importante ed abilitante per portare la gestione dei dati nelle priorità aziendali, ma spesso non è stato così dirimente, in termini di impatti di business, come il top management si sarebbe potuto aspettare. La mancanza di cambiamento culturale e diffusione di nuove competenze e l’assenza di strutture organizzative innovative, ad esempio, non hanno consentito di sfruttare realmente a pieno le nuove funzionalità e potenzialità che gli strumenti IT fornivano. È necessario, perciò, definire ed adottare un approccio realmente olistico, coordinato e bilanciato, per lavorare contemporaneamente a tutti e 5 questi aspetti, coerentemente col grado di maturità di ciascuna azienda, indirizzando rapidamente gli ambiti su cui è maggiore il margine di miglioramento e consolidando quelli dove si è già avviata una trasformazione strutturata. Solo così di potrà davvero portare il dato al centro della strategia di business.