NEW YORK (WSI) – L’attenzione mediatica sulle nuove fonti di estrazione petrolifera che si sono diffuse in varie parti del mondo ha allontanato l’opinione pubblica da un dato fondamentale. La dipendenza del resto del mondo dai tradizionali Paesi produttori mediorientali, infatti, non è mai stata tanto alta negli ultimi 40 anni. A dirlo è Fatih Birol, direttore esecutivo della International Energy Agency (Iea), una delle più importanti organizzazioni internazionali dedicate alle politiche energetiche.
Birol, intervistato dal Financial Times sottolinea come, al momento i produttori dell’area del Medio Oriente abbiano recuperato la quota di mercato più ampia dall’embargo degli anni Settanta, producendo il 34% dell’output mondiale di greggio con 31 milioni di barili pompati ogni giorno. Solo nel 1975 il dato era superiore con una quota del 36%; nel 1985, invece, essa era scesa al 19%.
L’arrivo sul mercato della concorrenza dello shale oil ha modificato profondamente le strategie del cartello Opec dei paesi produttori di petrolio: com’è noto, sono stato mantenuti i livelli produttivi in modo tale da abbattere i prezzi e tagliare fuori i competitor gravati da più elevati costi di produzione. Un effetto collaterale di questa politica è che i prezzi inferiori dell’oro nero ne hanno accresciuta la domanda, dice Birol, riducendo gli incentivi per l’efficientamento energetico. Non solo, essendo i Paesi del Medio Oriente “la prima sorgente d’importazioni, più alta è la domanda [di petrolio] più se ne dovrà importare” da loro.
L’abbattimento dei prezzi, inoltre, ha fatto sì che, dal 2014, centinaia di miliardi di dollari d’investimenti siano stati recisi da parte delle compagnie petrolifere, con un risultato: la riduzione dell’offerta esterna al cartello Opec. A colmare il vuoto lasciato dagli altri attori petroliferi, in prevalenza Occidentali, ci pensa la produzione di Iraq, Arabia Saudita e Iran.
E la rivoluzione Shale che avrebbe dovuto affrancare l’Occidente dalla sua dipendenza? La produzione di petrolio aumenterà in America, ma resterà un Paese importatore, dice Birol, “qualcuno ha la visione che l’ascesa dello shale oil marginalizzerà il Medio Oriente; questa visione non la sottoscriverei mai”.