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Diamanti, la storia millenaria continua con la Blockchain

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di Marcello Manna

I diamanti sono pietre preziose ambite da millenni. Sintetici o naturali, ora la Blockchain promette di rivoluzionarne il commercio

In Italia, la parola “diamanti” evoca negli ultimi tempi sentimenti contrastanti soprattutto per i molti risparmiatori italiani poco accorti e caduti nella rete dell’ennesimo “rendimento garantito”. Eppure nel resto del mondo c’è tanto fermento intorno alla materia prima più preziosa del mondo.

Non mi riferisco alle vendite online in aumento costante, ai 26 mesi consecutivi di incrementi di vendite di diamanti in Usa oppure ai trend di crescita a doppia cifra dei fatturati delle gigantesche catene asiatiche di gioiellerie al dettaglio … parlo di Blockchain applicata ai diamanti e diamanti sintetici.

Diamanti: sintetici, naturali o tutti e due?

I due temi, la Blockchain e i diamanti, sono strettamente correlati per due ragioni:

  • la tecnologia Blockchain potrĂ  garantire qualitĂ , provenienza e liceitĂ  dei diamanti naturali;
  • i diamanti sintetici sono quei diamanti prodotti in laboratorio che non si distinguono ad occhio nudo, ma solo grazie a dei particolari test in laboratori all’avanguardia. Se incontrate qualcuno sulla vostra strada che vi racconta di riuscire a identificare un diamante sintetico, lasciatelo perdere e andate oltre…

Cominciamo dal secondo punto.

Gli storici produttori di diamanti naturali – come la DeBeers appartenente al gigante Anglo American e la russa Alrosa di Putin – hanno sottovalutato la domanda di diamanti sintetici spinta da un’aggressiva campagna di marketing che li descrive come “green”, fa leva sull’eticitĂ  certa e la sostenibilitĂ  garantita del prodotto da laboratorio rispetto al gemello naturale. Le ripercussioni sulle quote di mercato dei due giganti sono state, inevitabilmente, negative.

Il mercato dei diamanti sintetici, cioè quelli prodotti dall’uomo in laboratorio, si stima intorno ai $16mld con trend di crescita intorno al 20% annuo per i prossimi cinque anni.

Non ho pregiudizi sul diamante sintetico, ma diffido istintivamente di cicli di produzione industriale a impatto “0” che promettono di non produrre scorie, rifiuti da smaltire e scarichi tossici per l’ecosistema.

Un diamante è per sempre, sintetico

​Negli scorsi mesi c’è stato il colpo di scena nel quasi immutabile mondo dei diamanti. La De Beers, quella del famoso slogan “a diamond is forever”, ha annunciato il suo ingresso in grande stile nel mercato dei diamanti sintetici: un investimento di circa $100mln in quattro anni e un marchio di gioielli da vendere sia online sia attraverso negozianti autorizzati.

Perché l’ex monopolista dell’estrazione dei diamanti grezzi naturali entra in questo business in maniera così decisa?

Per tre semplici motivi:

  • i costi di produzione dei diamanti sintetici di alta qualitĂ  da gioielleria sono crollati;
  • il marketing aggressivo per stimolare questa scelta “etica e politicamente corretta”;
  • la De Beers è proprietaria della tecnologia piĂą avanzata per la produzione di diamanti sintetici ad uso industriale di cui è leader incontrastata.

Nelle sale di trading di diamanti (le borse diamanti) ci si interroga ancora sulla razionalità di questa scelta. Alcuni credono che il mercato si ridurrà a una clessidra ai cui estremi ci saranno i gioielli con diamanti sintetici disponibili “per tutti” a basso prezzo e dall’altro ci saranno i diamanti naturali “per pochi”. Altri ritengono che questa mossa nasconda l’intenzione della De Beers di schiacciare in un angolo il prodotto “sintetico” per favorire il posizionamento del “naturale”. Basti pensare che alla presentazione alla stampa l’amministratore delegato della De Beers Bruce Cleaver ha accennato a un costo di $800 al pubblico per un gioiello pronto da indossare con un diamante sintetico da 1 carato in luogo di almeno €20.000 per il corrispondente diamante naturale!

La Blockchain dei diamanti

Quello che è certo è che questi diamanti si dovranno distinguere in maniera certa. Non solo, visto che ci siamo vogliamo che siano garantite anche la trasparenza, la sostenibilità, la liceità, la responsabilità…si tratta del Santo Graal della tracciabilità certa dei diamanti: e qui entra in gioco la tecnologia blockchain.

Oggi per estrarre, lavorare e commercializzare diamanti, oltre 100 paesi al mondo devono rispettare il “Kimberley process certification scheme (Kpcs)”, un protocollo Onu pensato per garantire che i profitti derivanti dal commercio di diamanti non siano usati per finanziare guerre civili.

Per evitare che nel circuito internazionale entrino diamanti di origine sospetta, ogni diamante grezzo estratto ed esportato deve essere accompagnato da un certificato che provi il rispetto del Kpcs. Nessun diamante può essere importato da, o esportato verso, un paese non membro del Kpcs. Tutti i diamanti che entrano nel mercato Ue approdano ad Anversa, in Belgio, dove si trova l’unico mercato secondario di diamanti grezzi al mondo, e sono sottoposti al controllo di una speciale dogana chiamata “Diamond Office” formato da componenti dell’Alto consiglio delle Borse diamanti, del ministero delle finanze e della dogana merci belga, l’ufficio certifica che i diamanti rispettino i requisiti. Da quel momento, in ogni transazione di diamanti grezzi o tagliati il venditore deve garantire per iscritto al compratore che si tratti di diamanti naturali e garantire l’esistenza della certificazione Kpcs. La pena per dichiarazioni mendaci può arrivare a 10 anni di reclusione. Praticamente una catena di fiducia che qualche volta non basta.

Con la Blockchain non ci saranno più dubbi o incertezze: ogni diamante sarà corredato di un file digitale che descriverà in modo indelebile dove è stato estratto, dove è stato tagliato e che viaggio ha compiuto per arrivare nel punto in cui si troverà!

Alla rivoluzionaria tecnologia si stanno dedicando in molti, dalla Ibm alla Alrosa da Rio Tinto al Giae tanti altri, ma è sempre la De Beers un passo avanti a tutti. Il 10 maggio scorso ha annunciato di aver tracciato 100 diamanti di alto valore dalla miniera al rivenditore utilizzando la tecnologia blockchain. L’amministratore delegato ha spiegato: questa è la “prima volta che il percorso di un diamante è stato digitalmente tracciato dalla miniera al rivenditore“.

De Beers sostiene che la sua nuova piattaforma, Tracr, verrĂ  lanciata entro la fine di quest’anno e sarĂ  disponibile all’intera industria dei diamanti per assicurare al pubblico e ai consumatori che i diamanti di De Beers siano diamanti garantiti non solo naturali, non solo certificati attraverso le celebri 4C, ma anche “etici” al 100% con tanti saluti al gemello sintetico.

Una partita chiave per la materia prima piĂą preziosa del mondo che in questo modo farĂ  probabilmente ritrovare il sorriso anche agli italiani.