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Derivati, Tesoro si difende: “costano 3 miliardi l’anno, li ristruttureremo”

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ROMA (SI) – Il Tesoro si difende dopo le critiche e polemiche scaturite dalle ultime inchieste sul costo dei derivati in mano all’Italia per le casse statali, promettendo una ristrutturazione dei titoli con l’obiettivo di renderli meno costosi.

Gli strumenti di finanza creativa costano al governo 3 miliardi l’anno, pari al 3,5-3,7% delle spese complessive per il servizio del debito.

Lo dice in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ Maria Cannata, responsabile per il debito a via XX Settembre, attribuendo il costo allo sfasamento sui tassi. Il Tesoro si occuperà della ristrutturazione dei contratti derivati in essere per adeguarli e diminuire il loro peso sulle casse statali.

“Non ci sono allarmi da assecondare: non ci saranno né buchi né sorprese”. La spesa è infatti già prevista nel Def – la finanziaria – ed è compresa nei circa 80 miliardi l’anno indicati per il servizio del debito.

Il direttore del dipartimento Debito pubblico del ministero del Tesoro ha risposto alle polemiche sollevate dalla trasmissione Report e dall’indagine del Sole 24 Ore a firma Claudio Gatti sulle possibili perdite dell’Italia dovute ai contratti derivati stipulati dal ministero dell’Economia prima della crisi e che poi sono stati rinegoziati.

Nelle indagini viene alla luce come i contratti siano stati accumulati in gran segreto, senza che si possano individuare i responsabili. Tra i gestori che si sono succeduti al Tesoro Draghi, Siniscalco, Ciampi, Amato, Padoa Schioppa e Tremonti.

Uno dei metodi usati dall’Italia per poter rientare nei paramentri del patto di stabilità e crescita (PSC) sottoscritto nel 1997 dagli stati membri dell’Ue – che chiedeva un deficit pari al 3% del Pil – è stato il ricorso all’uso di contratti derivati, comprati per esempio da Morgan Stanley.

Come hanno ricordato anche Gabanelli e Gatti, l’operazione è di fatto un favore alle banche d’affari internazionali, che ha formato un buco clamoroso per le nostre casse a suon di miliardi pagati ogni anno.

Poco importa se si tratta di 3,6 miliardi l’anno come certifica l’Istat o di 3 miliardi come sostiene la custode del debito pubblico Cannata, fatto sta che qualcuno dovrebbe pagare per il salasso subito negli ultimi quattro anni e per quello che che si profila in futuro. È una situazione che non ha eguali nel debito pubblico di altri paesi.

(DaC)