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Decreto legge banche, verso tetto 5% diritto di voto per popolari

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ROMA (WSI) – Proseguono le trattative tra governo e la minoranza Pd sul decreto che trasformerà le banche popolari in Spa. Oggi l’esecutivo ha incontrato alla Camera i relatori al decreto banche, Marco Causi e Luigi Taranto, insieme a Stefano Fassina, Francesco Boccia e Pippo Civati.

L’esecutivo ha mostrato un’apertura sulla possibilità di rivedere la parte dell’Articolo 1 sui diritti di voto in Assemblea e le commissioni Finanze e Attività produttive della Camera stanno per approvare l’emendamento al decreto, che è stato firmato dai relatori e concordato con il governo.

L’emendamento introduce la possibilità per le Popolari che si trasformeranno in società per azioni di inserire nello Statuto un tetto dei diritti di voto in Assemblea, purché non inferiore al 5% e per un periodo massimo di 24 mesi dalla data di conversione del decreto.

“Gli Statuti delle società per azioni risultanti dalla trasformazione delle banche popolari o da una fusione cui partecipino una o più banche popolari possono prevedere che fino al termine indicato nello Statuto, in ogni caso non successivo a ventiquattro mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione” del dl banche, “nessun avente diritto al voto può esercitarlo, ad alcun titolo, per un quantitativo di azioni superiore al 5% del capitale sociale avente diritto al voto, salva la facoltà di prevedere limiti più elevati”, si legge nel testo.

La minoranza Pd, in realtà, non è affatto soddisfatta. “Non ritiriamo i nostri emendamenti, è impensabile che si possa fare una riforma per coprire i buchi delle banche mal gestite usando come capitale quel po’ di buono che ancora c’è, penso e spero che ci sia ancora spazio per parlarne”, ha detto Boccia. “E’ un’apertura debole, noi voteremo i nostri emendamenti”, ha aggiunto Fassina. Insomma, per la minoranza del Pd l’emendamento è insufficiente.