Nel suo libro “Il macigno” pubblicato nel 2017, l’economista ed ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli propone alcune idee per ridurre il debito pubblico italiano, oggi a oltre il 130% del Pil e ripercorre la storia del debito del nostro Paese per capire quali eventi e scelte hanno portato a formarlo e a farlo lievitare.
L’Italia è stata sempre un paese ad alto debito pubblico, sottolinea Cottarelli: questo ha iniziato e crescere nella seconda metà degli anni Sessanta a causa dell’aumento della spesa sanitaria e pensionistica. Le crisi petrolifere degli anni Settanta, in seguito, hanno tolto liquidità a tutti i Paesi occidentali, Italia compresa, e le politiche monetarie espansive adottate dai governi non hanno facilitato la situazione del debito.
Il buco di bilancio si è sviluppato poi sopra ogni aspettativa negli anni Ottanta che hanno registrato un forte calo della crescita economica. Negli anni più recenti, a complicare ancora il problema sono stati l’arrivo della crisi mondiale e la politica dell’austerità con la doppia recessione, la perdita di dieci punti di PIL e la svalutazione interna che ha prodotto una deflazione da cui il Paese non riesce a uscire.
Il quadro europeo è sempre molto importante, specifica Cottarelli che spiega la crisi del debito del 2011-12 partendo dall’assunto che i mercati finanziari temessero l’uscita dell’Italia dall’euro con gravi ripercussioni sull’euro stesso. Secondo l’economista, non è un caso infatti che la crisi dell’euro e dei debiti sovrani si sia risolta con il discorso di Mario Draghi del 12 luglio 2012.
Se l’orizzonte europeo resta saldo e stabile, dice Cottarelli, anche le incertezze elettorali, come le difficoltà di formazione del governo in Germania, non hanno ripercussioni destabilizzanti. Una via possibile per ridurre il debito è diversa da quella più combattiva (non ti pago!) a da quella più ortodossa (l’austerità ) e si concretizza in un insieme di di credibilità , crescita e attenzione al lungo periodo.