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Dalla marea nera al disgelo con Cuba, Obama confessa retroscena sua presidenza

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NEW YORK (WSI) – A poco piu’ di tre mesi dal suo addio alla Casa Bianca, Barack Obama  rivela alcuni retroscena della sua presidenza. Lo ha fatto in una lunga intervista al New York Magazine in cui traccia un bilancio della sua presidenza senza evitare le pagine più negative.

In particolare – come rivela Federico Rampini in un articolo su Repubblica – i fari sono puntati soprattutto su alcuni giorni chiavi della sua presidenza.

19 gennaio 2010. “Obama – si legge nell’articolo di Repubblica – è presidente da un anno esatto, e già la sua maggioranza perde i pezzi. Il repubblicano Scott Brown viene eletto senatore del Massachusetts in quel seggio che era stato dello scomparso leader democratico Ted Kennedy. A novembre succederà di peggio: la sconfitta alle legislative di mid-term”.

Nello stesso anno, qualche mese dopo:

Il 20 aprile 2010 “esplode la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Obama fronteggia l’incubo di una crisi ambientale «tipo quella di Katrina» che avrebbe contribuito a distruggere l’immagine di George W. Bush” prosegue l’articolo di Rampini.

Il 23 maggio 2013. “Obama – prosegue – annuncia la sua “dottrina dei droni” in un discorso alla National Defense University. Criticato perché troppo duro per un premio Nobel della pace. Lui risponde così: «Non ho mai preteso di essere un pacifista. Nel discorso in cui mi opposi all’invasione dell’Iraq il passaggio-chiave era quello in cui dichiaravo: non sono contrario a tutte le guerre, mi oppongo alle guerre stupide». Ma insieme all’escalation nell’uso dei droni lui oggi rivendica di avere introdotto «più trasparenza» nel modo in cui vengono decisi e condotti gli attacchi; e una misurazione più affidabile delle vittime civili”.

Il 10 dicembre 2013 e’ una data chiave nel disgelo con Cuba. “E’ in quel giorno che “Obama va ai funerali del leader sudafricano Nelson Mandela, l’eroe della lotta anti-apartheid, uno dei personaggi che lo hanno influenzato di più. «Mi chiedono di parlare – ricorda il presidente – ma non era chiaro se ci sarebbe stato anche Raul Castro sul palco. Era uno degli eventi meno organizzati a cui io abbia partecipato. In ritardo, e sotto una pioggia torrenziale. Io salgo sul podio e vedo questo signore anziano e mi dico, oh, credo che sia Raul Castro. E così gli stringo la mano. Non mi sembrava un gesto importante. E invece i cubani reagirono in un modo per me inatteso. Lo interpretarono come un gesto di rispetto e serietà, compiuto sulla scena mondiale, e da quel momento i nostri negoziati divennero più facili »”.

Fonte: la Repubblica