Economia

Crisi semiconduttori si allarga ad effetto domino, a cosa è dovuta

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Dalle automobili ai videogiochi fino agli elettrodomestici, tantissimi i settori produttivi carenti di un elemento fondamentale per la catena di produzione, i semiconduttori. Dalla fine dello scorso anno il settore dei microchip sta vivendo una profonda crisi che ha un effetto domino su tanti altri ambiti.

Microchip: a cosa servono

I Microchip sono ormai essenziali per qualsiasi apparecchio che abbia almeno una parte elettronica. Basti pensare alle auto, dove migliaia di microchip servono a gestire airbag, sensori di parcheggio e tanto altro.

Ma microchip servono anche per elettrodomestici, smartphone, consolle per videogiochi, e tanti altri prodotti tecnologici ormai di uso quotidiano. In sostanza i semiconduttori stanno diventando parte integrante praticamente di ogni settore e sono essenzialmente i “cervelli” di molti dei beni di uso quotidiano.

Crisi semiconduttori: i fattori

La pandemia ha rallentato la produzione e affaticato le catene di approvvigionamento global. A ciò si aggiunge l’aumento della domanda di apparecchi elettronici, senza dimenticare la guerra commerciale tra l’ex amministrazione statunitense di Donald Trump e il governo cinese che ha bloccato i commerci di diverse aziende.
Sullo sfondo altri problemi come un incendio che nell’ottobre del 2020 ha distrutto una fabbrica di microchip in Giappone e la tempesta di neve che ha colpito il Texas quest’anno bloccando per diverse settimane due fabbriche.

Per reagire alla crisi, le più grandi aziende di semiconduttori al mondo hanno già pianificato investimenti da miliardi di dollari in nuovi impianti di produzione per soddisfare la recente domanda oltre che per gestire le tensioni geopolitiche, ora che i semiconduttori sono considerati addirittura una priorità di sicurezza nazionale.

Taiwan Semiconductor Manufacturing (TSMC), leader indiscusso del settore, prevede di spendere 100 miliardi di dollari da qui al 2023 per nuovi stabilimenti produttivi di chip, tra cui un grande sito progettato in Arizona. TSMC detiene quasi l’80% della quota di mercato per la produzione di chip all’avanguardia e tra i suoi clienti si annoverano Apple, Qualcomm e Broadcom.
Dal canto suo, Intel intende spendere 20 miliardi di dollari in due nuovi impianti in Arizona, mentre Samsung Electronics sta pensando di costruire un nuovo sito manifatturiero in Texas per un valore di 17 miliardi di dollari.