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Costa Smeralda: è guerra tra l’emiro e il comune

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ROMA (WSI) – Talmente non lo capirono che alla fine si trovano a rimpiangerlo. Non è stato un amore folgorante, quello tra la Sardegna e il principe ismailita Karim Aga Khan. Il turismo mondano, Porto Rotondo, Porto Cervo, le ville e gli yacht. Oggi, come nella migliore delle tradizioni, si trovano a rimpiangerlo. Perché i costruttori che sono arrivati dopo hanno cementificato anche gli scogli (Stintino, per esempio), e comunque Karim ha sempre trattato con un certo rispetto il paesaggio della Sardegna e i sardi.

La stessa cosa non è avvenuta dopo, quando il Consorzio Costa Smeralda è stato venduto all’americano Tom Barrack e adesso alla Land Holding, una delle società che fanno capo alla famiglia reale del Qatar e, in particolare, all’emiro Hamad bin Kalifa al Thani. Che non vuole storie: ha bisogno delle autorizzazioni per costruire ancora, vuole ristrutturare gli alberghi e le ville già esistenti. Poco importa se il territorio andrà a rimetterci. L’odore dei soldi porta al mattone.

Così, senza permessi, il Qatar prova a recintare le spiagge e ingaggiare un duello con il Comune di Arzachena destinato a restare nelle cronache. Il primo passaggio dei manager che controllano la proprietà di quell’area è stato chiudere l’accesso con massi e catene alle spiagge più importanti. E a piedi, col caldo di agosto, Liscia Ruja, per esempio, non è raggiungibile.

Ha replicato lo stesso sistema a Pevero e Romazzino. Chiudere il passaggio equivale a dire chiudere l’accesso alle spiagge. Con un piccolo problema: in caso di incendio, come arrivano i vigili del fuoco? Così il Comune – come scrive La Nuova Sardegna – spiega attraverso uno dei suoi assessori, Gianni Baffigo, di aver preparato la delibera che autorizza gli espropri.

“La prossima settimana formalizzeremo la procedura”, ha spiegato Baffigo. “Una decisione a cui siamo arrivati dopo aver constatato la totale indisponibilità dei manager della Costa Smeralda a venire incontro alle esigenze di questo territorio. Nessuno pensi di barattare le aree di Liscia Ruja, Pevero e Romazzino con qualcos’altro . Non ci pieghiamo ad atteggiamenti di questo tipo, solo perché si tratta di un investitore importante. Noi pensiamo al bene della comunità.

D’altronde – ha proseguito l’amministratore del paese della Gallura – il dialogo con la società che cura gli interessi dell’Emirato si è interrotto nonostante la nostra completa e totale disponibilità . Non abbiamo altra possibilità che procedere all’esproprio. La misura è colma”.

Mai fino a oggi lo scontro si era alzato a questo livello. Anche perché la Costa Smeralda, prima che l’Aga Khan vendesse le sue azioni, era diventata anche meta di turismo popolare, fenomeno che i rotocalchi avevano ribattezzato di vip watching: in sostanza il turismo dei milionari portava appresso quello delle star tv e, dietro a loro, si presentavano sui traghetti i turisti che fanno numero, magari spendono meno, ma che erano pane per l’economia locale.

I piani dell’emiro, invece, a giudicare le sue mosse, sono diversi. Prima di tutto continuare a costruire. Poi tornare a quel ristretto club di milionari che la Costa Smeralda era ai suoi inizi, molto prima che Berlusconi ne facesse la sede balneare dei suoi governi.
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