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Coronavirus, Usa: Fda approva i test sugli anticorpi

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Gli Stati Uniti si sono aggiunti al numero degli stati che hanno consentito di eseguire test per l’individuazione degli anticorpi che potrebbero indicare un pregresso contagio da coronavirus.
Lo ha deciso la Food and Drug administration. Questa analisi già condotta, ad esempio, in Italia, Cina e Singapore, anziché andare alla ricerca di frammenti genetici del virus si focalizza sulla presenza degli anticorpi, vale a dire quegli elementi sviluppati durante la risposta immunitaria dell’organismo.

Eseguire questi test sierologici potrebbe rivelare se un paziente è stato colpito in passato dal coronavirus, con la possibilità che abbia raggiunto una certa immunità. Inoltre, questo test potrebbe fornire elementi più precisi sulla presenza di soggetti asintomatici negli Stati Uniti, consentendo di correggere e rendere più precisi i dati sul tasso di letalità.

E’ importante sottolineare, però, che questo test della durata di 15 minuti fornisce solamente un responso sulla presenza degli anticorpi, e nulla dice nel dettaglio: in particolare, se siano sufficienti a garantire l’immunità o meno.

Un altro limite del test consiste nell’eventualità che esso venga effettuato su soggetti agli stadi iniziali dell’infezione e che pertanto non potrebbero ancora mostrare nel sangue la presenza di anticorpi.

“In quei casi è difficile dire quanto possa essere valido questo test” ha detto al New York Times la dottoressa Angela Rasmussen virologa della Columbia University di New York, “questo esame è probabilmente più utile per fare analisi rapide sulle persone sintomatiche e non molto per gli asintomatici o i pre-sintomatici”. Secondo le evidenze emerse sinora il maggior livello di contagiosità di un soggetto colpito dal virus è raggiunto 2-3 giorni prima della comparsa dei sintomi.

I test sierologici in Italia

“Il Veneto ha iniziato già da 2 settimane a fare esami soprattutto al personale sanitario, ai dipendenti e ai residenti delle case ricovero e adesso da sabato è partita un’indagine più estesa”, ha dichiarato a Rai3 Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell’università di Padova.
“Quello di misurare gli anticorpi specifici contro il virus, quindi in grado di riconoscere Sars-CoV-2 dal virus della Mers, da quello della Sars e dai 4 virus del raffreddore che sono coronavirus umani con noi da migliaia di anni, è uno dei modi di fare la diagnosi”, ha dichiarato, “la diagnosi in virologia si fa in modo diretto, cercando e isolando il virus e poi sequenziandolo, o i suoi antigeni o misurando la presenza di anticorpi specifici”.

Quello sugli anticorpi “è un test che si può affiancare al prelievo diretto con tampone per diagnostica molecolare ma è un test molto più adattabile per gli studi di sieroprevalenza” e cioè “per dirci quale sia la diffusione del virus nella popolazione”, ha precisato Palù.